la nota di Giuseppe Conte
Trovare le origini di un proverbio è  come trovare le origini di un mito. Bisogna essere buoni raccontatori di  storie, e saper scavare nel passato più favoloso e lontano. In questo  libro Beppe Mecconi parte da un dato realistico: una  Celide cinquantaseienne, che vive a San Terenzo - Liguria di Levante -  che legge Pinocchio e Buzzati, e che incontra festosamente la gente del  luogo nell'euforia della libertà ritrovata, siamo nel 1946. Celide  conosce la ambiguità contraddittoria dei proverbi, simile a quella delle  nostre vite. E ne indaga le fonti quasi smascherandoli, mostrandone la  aleatorietà, spesso appesa al filo di una vocale o di una consonante  difforme. La fantasia di Mecconi, che i lettori ben conoscono, si sfrena  nei racconti e nelle illustrazioni, evocative e a tratti esilaranti. Il  lettore partecipa felice a questi giochi di parole che sono anche  giochi, salti, balli dell'immaginazione. E alla fine ringrazia Beppe  Mecconi per tanta aerea felice grazia inventiva. (Giuseppe Conte) 
dall'introduzione di Francesco De Nicola
C’era una volta […] nell’immediato secondo  dopoguerra l’abitudine a riunirsi in dieci, venti persone nella casa di  un vicino e di ascoltarlo mentre raccontava qualcosa: una storia vera o  inventata. E intanto, mentre il racconto andava avanti c’era chi si  commuoveva o si metteva a ridere, chi parteggiava per un personaggio e  chi lo detestava e intanto qualcuno sbocconcellava o bevucchiava  qualcosa; e così, intorno alla metà del secolo scorso, si passavano  piacevolmente le serate insieme, ascoltato un bravo affabulatore e con  il piacere di incontrarsi. […] Ora, a quel tempo che sembra  lontano secoli segnato dal piacere di comunicare e di passare insieme le  serate ci riconduce Beppe Mecconi, che ci porta nella cucina di una  casa colorata del suggestivo borgo di San Terenzo, affacciato nel Golfo  dei Poeti tra Lerici e La Spezia, e qui, stupiti e affascinati,  ascoltiamo la signorina (di mezz’età) Celide. Senza dubbio  questa donna ha grandi doti di affabulatrice, tanto che chi ascolta  viene del tutto coinvolto dalle sue parole e non sa trattenere le sue  reazioni mentre segue il racconto fantasioso e bizzarro della nascita  dei più noti proverbi. La storia dei proverbi è però solo un  abile pretesto per inventare racconti incredibili che mescolano le  realtà più certe con le fantasie più favolose per dar vita a  imprevedibili racconti [… ] E così, col pretesto di  raccontare le vere e misconosciute origini di noti proverbi, Beppe  Mecconi, per bocca della vivace signorina Celide, intrattiene il lettore  con le più fantasiose trovate narrative, esposte con arguzia e  linguaggio diretto e coinvolgente, che fanno di questo libriccino una  lettura amena e inconsueta che ha anche il merito di riportarci ad un  tempo  in cui la socialità era davvero il piacere indispensabile di  trascorrere insieme ad altre dieci, venti persone - uomini e donne, adulti e ragazzi - una bella serata lasciando correre la fantasia...(dall’introduzione di Francesco De Nicola) 
l'autore
Beppe Mecconi è nato e  vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per  l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari,  regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e  Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici.  Collabora con Projeto Libertade, ONG che si occupa dei disagi  dell’infanzia nella favela di Vila Vintèm a Rio de Janeiro. Ha ricevuto  dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per  l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della  Repubblica italiana per meriti culturali e artistici. Tra le sue  pubblicazioni ricordiamo per  Gammarò Trabastìa - Cent’anni di gente comune, 2017; Il manoscritto di Laneghè, 2020. Per Töpffer edizioni: Il polpo campanaro, (2018); La notte che mio nonno pescò Babbo Natale, (2018).  
la copertina
   
 |