Trovare  le origini di un proverbio è come trovare le origini di un mito.  Bisogna essere buoni raccontatori di storie, e saper scavare nel passato  più favoloso e lontano. In questo libro Beppe Mecconi parte da un dato  realistico: una Celide cinquantaseienne, che vive a San Terenzo –  Liguria di Levante – che legge Pinocchio e Buzzati, e che incontra  festosamente la gente del luogo nell’euforia della libertà ritrovata,  siamo nel 1946. Celide conosce la ambiguità contraddittoria dei  proverbi, simile a quella delle nostre vite. E ne indaga le fonti  quasi smascherandoli, mostrandone la aleatorietà, spesso appesa al filo  di una vocale o di una consonante difforme. La fantasia di Mecconi, che i  lettori ben conoscono, si sfrena nei racconti e nelle illustrazioni,  evocative e a tratti esilaranti. Il lettore partecipa felice a questi  giochi di parole che sono anche giochi, salti, balli dell’immaginazione.  E alla fine ringrazia Beppe Mecconi per tanta aerea felice grazia  inventiva. (Giuseppe Conte) 
C’era una  volta […] nell’immediato secondo dopoguerra l’abitudine a riunirsi in  dieci, venti persone nella casa di un vicino e di ascoltarlo mentre  raccontava qualcosa: una storia vera o inventata. E intanto, mentre il  racconto andava avanti c’era chi si commuoveva o si metteva a ridere,  chi parteggiava per un personaggio e chi lo detestava e intanto qualcuno  sbocconcellava o bevucchiava qualcosa; e così, intorno alla metà del  secolo scorso, si passavano piacevolmente le serate insieme, ascoltato  un bravo affabulatore e con il piacere di incontrarsi. […] Ora, a  quel tempo che sembra lontano secoli segnato dal piacere di comunicare e  di passare insieme le serate ci riconduce Beppe Mecconi, che ci porta  nella cucina di una casa colorata del suggestivo borgo di San Terenzo,  affacciato nel Golfo dei Poeti tra Lerici e La Spezia, e qui, stupiti e  affascinati, ascoltiamo la signorina (di mezz’età) Celide.  Senza dubbio questa donna ha grandi doti di affabulatrice, tanto che chi  ascolta viene del tutto coinvolto dalle sue parole e non sa trattenere  le sue reazioni mentre segue il racconto fantasioso e bizzarro della  nascita dei più noti proverbi. La storia dei proverbi è però  solo un abile pretesto per inventare racconti incredibili che mescolano  le realtà più certe con le fantasie più favolose per dar vita a  imprevedibili racconti [… ] E così, col pretesto di  raccontare le vere e misconosciute origini di noti proverbi, Beppe  Mecconi, per bocca della vivace signorina Celide, intrattiene il lettore  con le più fantasiose trovate narrative, esposte con arguzia e  linguaggio diretto e coinvolgente, che fanno di questo libriccino una  lettura amena e inconsueta che ha anche il merito di riportarci ad un  tempo  in cui la socialità era davvero il piacere indispensabile di  trascorrere insieme ad altre dieci, venti persone – uomini e donne, adulti e ragazzi – una bella serata lasciando correre la fantasia…(dall’introduzione di Francesco De Nicola) 
  
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Beppe Mecconi è  nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di  libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di  film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni  Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel  Castello di Lerici. Collabora con Projeto Libertade, ONG che si occupa  dei disagi dell’infanzia nella favela di Vila Vintèm a Rio de Janeiro.  Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni  Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di  Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.  Tra le sue pubblicazioni ricordiamo per  Gammarò Trabastìa – Cent’anni di gente comune, 2017; Il manoscritto di Laneghè, 2020. Per Töpffer edizioni: Il polpo campanaro, (2018); La notte che mio nonno pescò Babbo Natale, (2018). 
  
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