«Vernice fresca» di Luca Rondolini

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22/11/2015, ore 17:34

Undici racconti calati in una realtà quotidiana spessa e densa, domestica, resa materica dall’uso di una lingua spicciola, perfino dialettale; eppure queste storie, come istantanee, paiono essere sospese, talora in bilico tra sogno e realtà: pensieri, momenti di una stessa persona come episodi, o uno zoom che scorre veloce tra angoli diversi di un paese?

Presentato a Umbria Libri 2015, Venerdì 13 novembre

Vernice fresca è il titolo di un racconto che dà il nome alla raccolta è presentata come 11 racconti, 11 storie imperfette, dense, crude, tra eros, nostalgia e un’ironia strisciante che a tratti regala alle pagine un’insolita freschezza, piena di umanità. L’idea di questi fotogrammi, che potrebbero essere stati scattati in momenti diversi di una stessa vita, allucinazioni, sogni a occhi aperti o chiusi, divagazioni della mente, è che dietro ci sia una stessa anima: potrebbero essere storie e personaggi diversi ma anche varianti, episodi di una stessa persona. Racconto certamente nutrito di un sensibilità maschile, a metà tra un racconto di iniziazione senza formazione e cronache di giornate ordinarie dove dei brani sono strappati, colti in fragrante, senza l’idea che togliendo qualcosa ci sia una frattura: sono storie senza trame dove un giorno può essere unico o essere indifferente, accanto a tanti altri. I personaggi infatti ci appaiono fluidi, irregolari senza riuscire ad essere immorali. Nella vita – si intuisce più che spiegare - che si barcamenino alla meno peggio nei meandri del quotidiano con il loro carico di insicurezze e ossessioni che, lungi dal risolversi nel corso delle vicende, rimangono incastrate nelle pieghe della vita a tracciare nell’insieme una sorta di romanzo di deformazione. A fare da contrappeso a questa rarefazione un po’ allucinante e straniante più che conturbante – attraversata da una sensualità focosa ma sbrigativa e impacciata – c’è una contestualizzazione sociale indovinata: l’immagine che emerge per me è una realtà di paese, una vita modesta, dove il dialetto perugino marca il territorio e segna i personaggi con una certa umiltà. E’ da rimarcare questo senso di irrisolutezza di storie, rapporti dove non c’è però un vero precipitare. Nessun senso di catastrofe se non di ineluttabilità. Anche i sentimenti, al di là dell’impellenza del desiderio, si colorano solo di malinconia: dolore e gioia sembrano non albergarvi eppure non c’è indifferenza né qualunquismo nei personaggi di Rondolini. La sorpresa nasce da quel lato oscuro eppure domestico che si nasconde nel retrobottega di uomini di tutti i giorni, di vite tranquille eppure in subbuglio. Si alternano i piani dell’azione e della fantasia del personaggio, come due immagini che cinematograficamente chiedono un cambio di scena, due telecamere diverse, una ripresa a colori e una in bianco e nero, certamente più vicino alla sceneggiatura che alla riflessione intima della scrittura, tanto che il dialogo resta in secondo piano. E’ in questi momenti che l’autore sembra entrare dentro e autorappresentarsi con una nota di struggente malinconia che segue sempre il desiderio.
Una nota interessante della scrittura è la commistione scelta apparentemente casuale nel linguaggio come avviene proprio nella vita: linguaggio crudo, banale, quindi fantasie poetiche che salgono con parole liriche, per poi distendersi in versi che creano anche una discontinuità grafica, tra l’italiano e l’influsso dialettale.

Luca Rondolini è nato a Perugia nel 1977, dove vive. È laureato in lettere e ha conseguito il dottorato in Italianistica con un lavoro sulla narrativa di Federigo Tozzi. Insegna materie letterarie nelle scuole secondarie. Ha recitato con il CUT di Perugia, per la regia di Roberto Ruggieri, e con Filippo Timi e il Teatro Stabile dell’Umbria. Da molti anni scrive versi e racconti, finora inediti.

Ilaria Guidantoni
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