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“A bordo. Cronache di navigazione a vista”, l’invito di Sottocornola a solcare il mare della quotidianità
La zattera del pensiero di venerdģ 12 settembre 2025
“Ma capitano non te lo volevo dire/ma c’č in mezzo al mare una donna bianca/cosģ enorme alla luce delle stelle/ che di guardarla uno non si stanca”. Questa nave fa duemila nodi/in mezzo ai ghiacci...

di Antonio Falcone

“Ma capitano non te lo volevo dire/ma c’è in mezzo al mare una donna bianca/così enorme alla luce delle stelle/ che di guardarla uno non si stanca”. Questa nave fa duemila nodi/in mezzo ai ghiacci tropicali/ed ha un motore di un milione di cavalli/che al posto degli zoccoli hanno le ali. La nave è fulmine torpedine miccia/scintillante bellezza/fosforo e fantasia molecole d’acciaio/pistone rabbia guerra lampo e poesia. In questa notte elettrica e veloce/ in questa croce di Novecento/il futuro è una palla di cannone accesa/e noi la stiamo quasi raggiungendo. E il capitano disse al mozzo di bordo “Giovanotto, io non vedo niente. C’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole. Andiamo avanti tranquillamente”. Ritengo che questi versi, tratti dalla canzone I muscoli del capitano di Francesco de Gregori (brano compreso nell’album Titanic, 1983), possano rivelarsi illuminanti nell’introdurre il nuovo libro di Claudio Sottocornola, A bordo. Cronache di navigazione a vista, edito da Gammarò, nelle cui pagine l’autore, assecondando la metafora marinara, ci invita a solcare il mare della quotidianità ed affrontare le tempeste di un’attualità che tra guerre, vacui bipolarismi, assolutismi fideistici, tecnicismo imperante, agita l’incredulità e lo smarrimento dell’odierna civiltà. Quest’ultima, sommersa dai flutti dell’individualismo, materiale ed ideologico, è andata ormai ad infrangersi sugli scogli di un progresso puramente materiale, lontano da una concreta evoluzione, citando Pasolini.

Claudio Sottocornola

Trattasi, come scrive Sottocornola nell’introduzione, “di una raccolta di scritti spaiati e occasionali dettati da urgenze contingenti”, intesi a “comporre un affresco complessivo del contemporaneo, ostinatamente contrario ai venti prevalenti” e, insolitamente, “esposto… anche su questioni che pertengono alle mene dei talk show, cioè al pratico, al quotidiano e al politico”, conscio delle inevitabili conflittualità, ma refrattario ad ascriversi nel consesso “delle coscienze bene ammaestrate”. Il tutto, però, sempre permeato da uno sguardo limpido e acuto al contempo, proprio di un moderno filosofo, considerando come per Sottocornola la filosofia rappresenti il punto centrale di un personale discorso intellettuale. Un discorso che lo ha visto inoltre, nel succedersi delle tante pubblicazioni e dei tanti interventi nel corso di questi ultimi anni, avvalersi anche di un suggestivo percorso interdisciplinare, così da affrontare le varie tematiche con  coerente e lucida originalità di pensiero. Ecco allora che nell’ambito dell’odierna società tardo capitalista, dominata  dalla “triplice alleanza” tra il potere economico-finanziario, quello politico e quello  mediatico (“classico” e digitale), dove la maggior parte delle persone appare propensa a sostenere un discorso di parte, anche nell’ esprimere posizioni dominanti, Sottocornola individua quale possibile “ciambella di salvataggio” l’idea di un mythos fondativo, la cui esistenza venne prospettata dal teologo Raimon Panikkar.

“Creazione di Adamo” ( Michelangelo Buonarroti, Public domain, da Wikimedia Commons)

Tale concezione, un insieme  “di esperienze  originarie e immagini archetipiche che contrassegnano la vita di popoli, gruppi e individui, orientandoli nella lettura e interpretazione del mondo, che siamo chiamati a rispettare e comprendere”, consentirebbe il palesarsi di differenti prospettive nel confrontarci con la realtà. La conseguente diversità di visione renderebbe infatti possibile estendere la personale concezione esistenziale servendosi di un approccio ermeneutico, così da conferire un nuovo volto alla conoscenza, un inedito soffio vitale idoneo a rappresentarci come una sorta di unicum composto da molteplici diversità, circoscritto da un’identica Entità, variamente denominata, che sovrasta tutto e tutti, guidando, o ispirando, i nostri passi terreni. Nell’infinito mare della comunicazione mass mediatica, in cui la gente comune, quella intenta nel lavoro di ogni giorno e spesso sommersa da variegati affanni, naviga anche a fini informativi e formativi, appare infatti impresa ardua sottrarsi al  canto edonistico e consumistico intonato dalle tante sirene. A tale riguardo, evidenzia Sottocornola, non sempre si rivela provvido l’ intervento di una Chiesa incline ad identificare l’esperienza cristiana con la ritualità e il formalismo, titubante nel fornire risposte concrete alle incessanti novità che vanno ad interrogare le coscienze nel veloce susseguirsi degli anni.

(Mario Rapisardi, Public domain, da Wikimedia Commons)

Si finisce così col ridimensionare il messaggio evangelico del rabbi Yehoshua ben Yosef, Gesù figlio di Giuseppe, che anteponeva alla rigidità delle regole sacerdotali la soddisfazione primaria, per il tramite della carità e della misericordia,  di quelle esigenze proprie di un’umanità intenta ad affrontare il quotidiano. Nel rincorrersi di luce e oscurità proprio di un’era ipertecnologica, nel cui ambito, tra predominanza del pensiero debole, trionfo dell’immagine e conclamazione di un puro tecnicismo, si è ormai smarrito il senso relativo all’affermazione di una concreta e portante umanità, non dovremmo smettere mai d’interrogarci sulla nostra condizione di esseri emozionali e spirituali. Se non si può fare a meno di una dimensione tecnica, produttiva e funzionalistica, altrettanto dovrebbe dirsi relativamente l’apporto di una genuina spiritualità, ovvero capace di andare oltre uno squallido individualismo, in nome del valore portante dell’universalità. A ciò andrebbe ad aggiungersi la riscoperta di un congruo senso del bello, per il tramite di arte, poesia, musica, letteratura. Una sorta di ritrovata aurea mediocritas, nel senso proprio delle Odi (Carmina) oraziane, che riporti alla luce l’uomo semplice, non corrotto da una educazione irreggimentata all’interno di una società divenuta villaggio globale e prona a logiche edoniste di mercato, anche nell’ambito culturale.

(Getty Images)

Andando a concludere, la visione di Sottocornola prospettata nelle pagine di A bordo. Cronache di navigazione a vista è certo filosofica, ma anche fortemente legata all’ attualità nel richiamare responsabilità individuali e collettive. L’autore si mantiene distante da teoria ed ideologia, ricercando piuttosto una condivisione, anche estetica, intesa a tendere un concreto fil rouge tra ciò che siamo stati e il nostro incessante divenire,  invitandoci a porre come obiettivo del nostro esistere la conciliabilità di punti di vista diversi, fino a rinvenire la valorizzazione di una diversità fondante, quella che ci accomuna tutti in forza di una individualità da preservare e condividere, nel nome di una concreta umanità, riprendendo quanto scritto nel corso dell’articolo. Il tutto in attesa di un inedito Big Bang, che comporti un’ auspicata rinascita dell’universo dalle proprie ceneri, come l’Araba Fenice o come il povero Stracci (Mario Cipriani) de La ricotta pasoliniana, al quale era necessaria la morte  per poter dimostrare di essere vivo. Un libro A bordo, che, nella felice linearità della scrittura e nella sagace lucidità propria di un pensiero non omologato, ci rammenta la necessità e l’urgenza di riconsiderare la nostra comune condizione esistenziale di persone tout court, soppiantando rigidi parametri d’appartenenza, ideologici, fideistici o inerenti la propria sfera individuale.



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La zattera del pensiero - venerdģ 12 settembre 2025
“Ma capitano non te lo volevo dire/ma c’č in mezzo al mare una donna bianca/cosģ enorme alla luce delle stelle/ che di guardarla uno non si stanca”. Questa nave fa duemila nodi/in mezzo ai ghiacci...

di Antonio Falcone

“Ma capitano non te lo volevo dire/ma c’è in mezzo al mare una donna bianca/così enorme alla luce delle stelle/ che di guardarla uno non si stanca”. Questa nave fa duemila nodi/in mezzo ai ghiacci tropicali/ed ha un motore di un milione di cavalli/che al posto degli zoccoli hanno le ali. La nave è fulmine torpedine miccia/scintillante bellezza/fosforo e fantasia molecole d’acciaio/pistone rabbia guerra lampo e poesia. In questa notte elettrica e veloce/ in questa croce di Novecento/il futuro è una palla di cannone accesa/e noi la stiamo quasi raggiungendo. E il capitano disse al mozzo di bordo “Giovanotto, io non vedo niente. C’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole. Andiamo avanti tranquillamente”. Ritengo che questi versi, tratti dalla canzone I muscoli del capitano di Francesco de Gregori (brano compreso nell’album Titanic, 1983), possano rivelarsi illuminanti nell’introdurre il nuovo libro di Claudio Sottocornola, A bordo. Cronache di navigazione a vista, edito da Gammarò, nelle cui pagine l’autore, assecondando la metafora marinara, ci invita a solcare il mare della quotidianità ed affrontare le tempeste di un’attualità che tra guerre, vacui bipolarismi, assolutismi fideistici, tecnicismo imperante, agita l’incredulità e lo smarrimento dell’odierna civiltà. Quest’ultima, sommersa dai flutti dell’individualismo, materiale ed ideologico, è andata ormai ad infrangersi sugli scogli di un progresso puramente materiale, lontano da una concreta evoluzione, citando Pasolini.

Claudio Sottocornola

Trattasi, come scrive Sottocornola nell’introduzione, “di una raccolta di scritti spaiati e occasionali dettati da urgenze contingenti”, intesi a “comporre un affresco complessivo del contemporaneo, ostinatamente contrario ai venti prevalenti” e, insolitamente, “esposto… anche su questioni che pertengono alle mene dei talk show, cioè al pratico, al quotidiano e al politico”, conscio delle inevitabili conflittualità, ma refrattario ad ascriversi nel consesso “delle coscienze bene ammaestrate”. Il tutto, però, sempre permeato da uno sguardo limpido e acuto al contempo, proprio di un moderno filosofo, considerando come per Sottocornola la filosofia rappresenti il punto centrale di un personale discorso intellettuale. Un discorso che lo ha visto inoltre, nel succedersi delle tante pubblicazioni e dei tanti interventi nel corso di questi ultimi anni, avvalersi anche di un suggestivo percorso interdisciplinare, così da affrontare le varie tematiche con  coerente e lucida originalità di pensiero. Ecco allora che nell’ambito dell’odierna società tardo capitalista, dominata  dalla “triplice alleanza” tra il potere economico-finanziario, quello politico e quello  mediatico (“classico” e digitale), dove la maggior parte delle persone appare propensa a sostenere un discorso di parte, anche nell’ esprimere posizioni dominanti, Sottocornola individua quale possibile “ciambella di salvataggio” l’idea di un mythos fondativo, la cui esistenza venne prospettata dal teologo Raimon Panikkar.

“Creazione di Adamo” ( Michelangelo Buonarroti, Public domain, da Wikimedia Commons)

Tale concezione, un insieme  “di esperienze  originarie e immagini archetipiche che contrassegnano la vita di popoli, gruppi e individui, orientandoli nella lettura e interpretazione del mondo, che siamo chiamati a rispettare e comprendere”, consentirebbe il palesarsi di differenti prospettive nel confrontarci con la realtà. La conseguente diversità di visione renderebbe infatti possibile estendere la personale concezione esistenziale servendosi di un approccio ermeneutico, così da conferire un nuovo volto alla conoscenza, un inedito soffio vitale idoneo a rappresentarci come una sorta di unicum composto da molteplici diversità, circoscritto da un’identica Entità, variamente denominata, che sovrasta tutto e tutti, guidando, o ispirando, i nostri passi terreni. Nell’infinito mare della comunicazione mass mediatica, in cui la gente comune, quella intenta nel lavoro di ogni giorno e spesso sommersa da variegati affanni, naviga anche a fini informativi e formativi, appare infatti impresa ardua sottrarsi al  canto edonistico e consumistico intonato dalle tante sirene. A tale riguardo, evidenzia Sottocornola, non sempre si rivela provvido l’ intervento di una Chiesa incline ad identificare l’esperienza cristiana con la ritualità e il formalismo, titubante nel fornire risposte concrete alle incessanti novità che vanno ad interrogare le coscienze nel veloce susseguirsi degli anni.

(Mario Rapisardi, Public domain, da Wikimedia Commons)

Si finisce così col ridimensionare il messaggio evangelico del rabbi Yehoshua ben Yosef, Gesù figlio di Giuseppe, che anteponeva alla rigidità delle regole sacerdotali la soddisfazione primaria, per il tramite della carità e della misericordia,  di quelle esigenze proprie di un’umanità intenta ad affrontare il quotidiano. Nel rincorrersi di luce e oscurità proprio di un’era ipertecnologica, nel cui ambito, tra predominanza del pensiero debole, trionfo dell’immagine e conclamazione di un puro tecnicismo, si è ormai smarrito il senso relativo all’affermazione di una concreta e portante umanità, non dovremmo smettere mai d’interrogarci sulla nostra condizione di esseri emozionali e spirituali. Se non si può fare a meno di una dimensione tecnica, produttiva e funzionalistica, altrettanto dovrebbe dirsi relativamente l’apporto di una genuina spiritualità, ovvero capace di andare oltre uno squallido individualismo, in nome del valore portante dell’universalità. A ciò andrebbe ad aggiungersi la riscoperta di un congruo senso del bello, per il tramite di arte, poesia, musica, letteratura. Una sorta di ritrovata aurea mediocritas, nel senso proprio delle Odi (Carmina) oraziane, che riporti alla luce l’uomo semplice, non corrotto da una educazione irreggimentata all’interno di una società divenuta villaggio globale e prona a logiche edoniste di mercato, anche nell’ambito culturale.

(Getty Images)

Andando a concludere, la visione di Sottocornola prospettata nelle pagine di A bordo. Cronache di navigazione a vista è certo filosofica, ma anche fortemente legata all’ attualità nel richiamare responsabilità individuali e collettive. L’autore si mantiene distante da teoria ed ideologia, ricercando piuttosto una condivisione, anche estetica, intesa a tendere un concreto fil rouge tra ciò che siamo stati e il nostro incessante divenire,  invitandoci a porre come obiettivo del nostro esistere la conciliabilità di punti di vista diversi, fino a rinvenire la valorizzazione di una diversità fondante, quella che ci accomuna tutti in forza di una individualità da preservare e condividere, nel nome di una concreta umanità, riprendendo quanto scritto nel corso dell’articolo. Il tutto in attesa di un inedito Big Bang, che comporti un’ auspicata rinascita dell’universo dalle proprie ceneri, come l’Araba Fenice o come il povero Stracci (Mario Cipriani) de La ricotta pasoliniana, al quale era necessaria la morte  per poter dimostrare di essere vivo. Un libro A bordo, che, nella felice linearità della scrittura e nella sagace lucidità propria di un pensiero non omologato, ci rammenta la necessità e l’urgenza di riconsiderare la nostra comune condizione esistenziale di persone tout court, soppiantando rigidi parametri d’appartenenza, ideologici, fideistici o inerenti la propria sfera individuale.



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