Nel libro l’autrice affronta il complesso rapporto intercorso  tra Ungaretti e le arti figurative cercando innanzitutto di dar conto di  una frequentazione e di un’affinità espressiva che trovano la propria  ragion d’essere in una ben precisa sensibilità estetica. La pittura, la  scultura e l’architettura hanno infatti rappresentato, per Ungaretti,  per la sua poetica, non semplici campi di studio e di riflessione, ma  veri e propri strumenti per l’elaborazione di una visione del mondo, di  una concezione sia tecnica che esistenziale della letteratura, di una  pratica poetica che ha costituito le proprie immagini attingendo in  primo luogo all’ambito dell’esperienza visiva. La poesia di Ungaretti è  densa di immagini. 
Di immagini provenienti dalla storia  dell’arte e dal paesaggio naturale, ma anche di immagini mentali  elaborate, lucidamente, al limite dell’onirico. Immagini evanescenti che  in molti casi evocano sentimenti, sensazioni impalpabili e, di contro,  immagini che si delineano in modo netto e preciso, in una forma  cartesianamente “chiara e distinta”. In questo libro si cerca di non  limitare troppo il campo, di non confinare il dato poetico ed  esistenziale all’esclusivo punto di vista letterario. Un approccio  esclusivamente letterario rischierebbe infatti di lasciare sullo sfondo  proprio l’aspetto più caratteristico del rapporto di Ungaretti con le  arti figurative. Rischierebbe di non cogliere tutti i diversi punti di  vista che concorrono a fare di tale rapporto un elemento essenziale per  il formarsi della poesia ungarettiana, una poesia che si è sempre  chiaramente proposta come poesia che nasce dalla vita, dal dato  esistenziale. 
Laureata in Pedagogia all’Università Cattolica di Brescia e in Lettere all’Università “La Sapienza” di Roma, Carla Boroni è  professore associato alla cattedra di Letteratura Italiana  Contemporanea (Scienze della Formazione) presso l’Università Cattolica  di Brescia. Ha pubblicato articoli per riviste di critica letteraria e  diversi libri tra i quali: Dall’Innocenza alla Memoria: Giuseppe Ungaretti (1992), Tra Sette e Ottocento. Momenti di critica e letteratura bresciana (1999) e Giuseppe Ungaretti. Amore e Morte, un percorso lirico (1999). Ha curato la raccolta Le parole legate al dito, i racconti di Enrico Morovich, in due volumi pubblicati nel 2009 (anni 1949-1970) e 2010 (anni 1971-1978). Sul rapporto tra sport e letteratura ha scritto Lo sport nella letteratura del Novecento. Il mondo dello sport raccontato dagli scrittori (2005) e Gli scrittori italiani e lo sport (2012). Studiosa di fiabe e favole ha prodotto numerosi volumi fra cui Favoleggiando (2006), Fiabe & favole golose (2009), I mestieri delle favole (2010). Per Vannini editore ha diretto la collana “Didattica e Letteratura”. Negli ultimi anni ha pubblicato Paralipomeni (2016), Appunti per il mio Novecento. Figure, percorsi e temi della letteratura italiana (2016) e Scuola e letteratura (2017). Per la casa editrice Gammarò, nella collana “Maestri e altre storie” diretta con Francesco De Nicola, sono usciti Letteratura fra i banchi di scuola (2018); Figure bresciane nella letteratura tra Otto e Novecento (2019) e Le nostre Favole (2020). 
CARLA BORONI DONATI 
LO SGUARDO DI UNGARETTI 
Visività e influenza dell’arte figurativa nella poesia ungarettiana 
Pagine 200, 18 euro in libreria dal 20 novembre. Gammarò edizioni (OLTRE) 
  
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