“La sottile trama dell’acqua” porta nella Zagabria noir della vecchia Jugoslavia

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05/01/2023, ore 15:37

TRIESTE. Un romanzo “denso, oscuro e fangoso come l’acqua di un’inondazione, intessuto con i fili di una tela di ragno da cui nessuno può sfuggire”: la definizione della rivista zagabrese indipendente “Zares” rende con grande efficacia le caratteristiche di “La sottile trama dell’acqua” della scrittrice croato-slovena, Nada Gašić, (edizioni Oltre, Sestri Levante, 2022, pagg. 422, euro 21).

La vicenda si apre con la descrizione dell’inondazione del 25 giugno 1964 nelle zone meridionali di Zagabria, in particolare il quartiere di Trešnjevka. Gašić coinvolge subito il lettore con il racconto del pericolo immanente e con l’evocazione delle atmosfere dell’epoca: “Alla radio si sapeva tutto sulla morte di Kennedy e sul Congo, ma neanche una parola sull’imminente alluvione a Zagabria dove la Sava esondò”. Nei Paesi dove vige un regime la cronaca nera di solito viene tenuta sotto tono e succedeva anche nella vecchia Jugoslavia. Una “prudenza” che provocherà, riporta Gašić, 17 morti, lesioni e distruzioni di 8686 case, coinvolgendo i 180 mila abitanti della zona.

Tra essi Katarina che si godeva gli agi del liquido amniotico nella pancia della mamma Ana, e che viene al mondo mentre la trasportano all’ospedale. Una vita che nasce mentre un’altra vita, quella di suo padre Zdravko Firman, perisce mentre cerca di aiutare altre vittime espulse dalle loro case.

 

Lasciamo Katarina vagire nella sua culla in ospedale e facciamo un salto di 45 anni: alla notte tra il 25 e il 26 ottobre 2009, quando una donna viene brutalmente assassinata in un elegante appartamento. L’uomo guarda senza alcuna emozione il corpo dal collo spezzato e chiama un suo sgherro per eliminare la vittima.

Il romanzo volge al noir?

Prima di scoprirlo, conosciamo l’autrice. Nada Gašić, nata a Maribor, da piccolissima si trasferisce a Zagabria, dove si laurea in Sociologia e Studi jugoslavi (ora Studi croati) alla Facoltà di filosofia del locale ateneo (1969–1974 ), nell'anno accademico 1975/76 è docente di lingua croato/serba all'Università Carlo di Praga. Dopo altri anni di attività accademica in patria e all’estero, collabora con il professor Vladimir Anić al Dizionario della lingua croata, uno dei più validi attualmente. Lavora come redattrice e traduttrice. Nel 1996 viene pubblicata la sua traduzione del “Buon soldato Švejk” di Hašek, in cui ha utilizzato il dialetto zagabrese. Nel 2007 Algoritam pubblica il suo primo romanzo “A Quiet Street,” premiato della Società croata degli scrittori come miglior opera prima dell'anno. Nel 2010 esce il suo secondo romanzo, “La sottile trama dell’acqua” che ottiene il Premio Vladimir Nazor.

Ma torniamo al delitto, un efferato femminicidio che costituisce la ragnatela, come detto in esordio, a cui nessuno può sfuggire perché coinvolge Katarina, suo figlio David, le sue sorellastre, in particolare Irma, e il suo ex marito, Boris Horak.

E Gašić, con la sua scrittura policroma, ci riporta le insoddisfazioni di Katarina, i pensieri del ragazzino, anche quando è in coma (“perché quelli che sono in coma sentono”), le relazioni di polizia, i tormenti dell’ispettore capo Josip Vidošić, le conversazioni con la Madonna di Damir, l’handicappato che vive in una delle casette risparmiate dall’alluvione e dalle successive speculazioni edilizie. I resti di un mondo che si sta sgretolando.

Al quale fa da contraltare una Zagabria sempre più irretita dalle mode e dai modi di questa società istupidita, che Gašić fotografa senza pietà e con una buona dose di sarcasmo, riportando la valanga di parole inutili e sciocchezze che si sentono sul tram dove tutti viaggiano appiccicati al cellulare e parlano, parlano...

I moduli narrativi di Gašić riescono a farci passare dal sorriso alla commozione. Esilaranti le scene del matrimonio di Ita, la seconda e la più giovane delle due sorellastre di Katerina, che, a causa della sedia sottratta a sua insaputa, inciampa e riesce a planare sulla torta nuziale a più piani quasi distruggendola, ostentando nel contempo agli astanti le sue considerevoli grazie posteriori svelate dall’ampia gonna. Scena che farà impazzire Vilim, uno dei vicini e altri ospiti anche grazie alla gradazione alcolica sempre più elevata. E quelle della “festa geriatrica” in piazza Bano Jelačić dove le anziane dame confonderanno ancor di più il già confuso ispettore capo. Ma sarà abilissima pure nel racconto del dolore disperato di Boris, il padre del piccolo David, unica vera vittima innocente di tutta la vicenda; Boris che ha finto di non essere in casa per non farlo entrare e lo ha inconsapevolmente condannato. Però quando capisce cos’ha fatto la colpa lo annienta e la sfogherà sulla petulante seconda moglie, ossessionata dalle teorie salutiste, aprendole la carotide con una forchetta.

Nonostante possa sembrarlo, questo romanzo non è un noir, anche se vi inchioderà alla lettura perché è ricco di colpi di scena, e anche di momenti pulp, però in realtà è il ritratto impietoso della nostra società oggi, dove Zagabria potrebbe essere qualsiasi città occidentale senza speranze e senza più illusioni; anche le misurate allusioni, sparse qua e la, al passato jugoslavo, senza nostalgie, non consolano.

Bene ha fatto lo scrittore fiumano Diego Zandel, direttore della collana “Narrazioni” della casa editrice Oltre, a proporre questa scrittrice al pubblico italiano e un plauso va alla traduttrice Dubravka Brozović. Aspettiamo con ansia la traduzione dell’altro volume.
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