Prima che la Crimea segnasse la sua costante presenza nelle cronache  della guerra russo-ucraina salita alla ribalta nel febbraio 2022 (ma  iniziata molto prima), nell’immaginario, quella propaggine dell’Ucraina  passata – di nuovo -sotto il controllo russo nel 2014, evocava ai più,  un ricordo scolastico e poco altro. Ovvero quel capitolo del libro di  Storia che raccontava di quella strana guerra che il Regno di Sardegna  combatté nel 1855 a fianco di Impero ottomano, Francia e Regno Unito,  contro l’Impero russo. Claudia Berton scrive i suoi appunti di viaggio  tra Kiev e Crimea nel 2013, proprio sulle tracce di quella guerra che  segnerà l’emarginazione della Russia dal consesso delle potenze  occidentali che continueranno a frustrarne ogni velleità “europeista”  fino alla Rivoluzione d’ottobre e oltre. Siamo al 2013 dunque: la  penisola sul Mar Nero offre ancora tutto il suo fascino ricco di Storia,  popoli e culti diversi, fasti architettonici dalle influenze più  disparate ed angoli intrisi di racconti: dalla Sebastopoli di Tolstòj,  alle drammatiche vicende di Mazeppa il cosacco, le sorti alterne dei  Tatari che vanno dai fasti del Khanato di Crimea alle deportazioni…  Storie e immagini raccolte tra splendide chiese greco-ortodosse,  sinagoghe, moschee, secolari comunità genovesi e veneziane, architetture  in stile liberty e neoclassiche. Un viaggio che colma l’osservatore di  antichi retaggi umani in una terra che ha assistito al transito, allo  scontro e all’incontro di greci e sciti, slavi cristianizzati, ebrei,  popoli nomadi dell’eurasia, turchi, mongoli, armeni… 
  
Lettura ricca di fascino, evocazioni, spunti d’approfondimento e  storie interessanti come la penna di Claudia Berton, viaggiatrice  esperta e scrittrice “confidenziale”, sa rendere. Viaggiatrice d’altri  tempi si direbbe, ed è molto di più di un complimento. Con uno stile  avvolgente e compartecipante, riesce ad eguagliare la qualità delle  cronache di viaggio che nell’Ottocento penne di letterati famosi hanno  saputo redigere con l’apparente leggerezza che è propria di quelli che  venivano chiamati “taccuini”, “cronache”, “appunti”. Lo schema che  l’autrice utilizza è quello che andò perfezionandosi nel Sette-Ottocento  quando il “Gran Tour” stava diventando d’obbligo per artisti,  intellettuali e giramondo a vario titolo. Uno schema che non cede a mode  effimere e che funziona sempre, come un tre pezzi antracite disegnato  su misura da un sarto fiorentino: sempre perfetto. La nostra compagna di  viaggio annota al tempo presente ciò che vede, ce lo descrive, ci  coinvolge con le sue percezioni, impressioni, suggestioni e stati  d’animo. Poi si incuriosisce a qualcosa magari; e allora raccoglie una  storia o una leggenda per raccontarcela al passato. Il tutto  ricollegandosi senza nozionismo inutile a un contesto storico e  culturale perfettamente documentato che ne completa il quadro con  pennellate dai colori affascinanti. In soldoni, visto che al momento non  è il caso di farsi un giro da quelle parti, fate una cosa: fatevi  accompagnare dalle pagine di Claudia Berton. Buon viaggio, buona  lettura.  
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