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“L’albero. Dialoghi tra fotografo e scrittore” di Roberto Besana e Pietro Greco
Modulazioni temporali di giovedģ 8 ottobre 2020


di Lavinia Narda

L’etimologia della parola albero (in latino, arbor), secondo alcune interpretazioni, si ricollega alla radice indoeuropea  urv-, urb-, arb-,  che esprime l’idea di fecondità, l’idea di produrre. Non vi è appellativo migliore per questo libro che fecondo. “L’albero. Dialoghi tra fotografo e scrittore” (Töpffer Edizioni, Collana Prototypia, 2020, pp. 152, euro 24,50) di Roberto Besana e Pietro Greco è un libro che unisce testi a foto e ha come protagonisti indiscussi gli alberi, così banali e dati per scontati da tutti noi, eppure così vitali.

Alberi che compaiono nei testi di grandi autori come simbolo di luoghi che permettono di entrare nel profondo di noi stessi, alberi che con le radici insegnano all’uomo a “radicarsi” nella vita terrena, alberi che nelle poesie ci riportano ad assaporare la bellezza della natura, alberi che permettono di produrre “Il materiale dal quale dipende l’immortalità degli uomini”, la carta. Le 64 immagini fotografiche in bianco e nero di Besana, seppur a volte un po’ nostalgiche, e i testi di Greco – in cui sono presenti citazioni e curiosità su quella “pianta perenne legnosa” – ci accompagnano in un viaggio alla scoperta, anzi riscoperta, di ciò che di più ci sostiene nella vita, senza che noi ce ne accorgiamo.

Giochi di luci e ombre, giochi di bianchi e neri, ci accompagnano alla scoperta della natura e. in fondo, alla scoperta di noi stessi, spingendoci a ritrovare qualcosa che è sempre bene tenere a mente: gli alberi grandi Madri e Padri. “Amo gli alberi, sono come noi. Radici per terra e testa verso il cielo”. Parole e foto che arricchiscono, che giocano con la creatività e ci ricordano una cosa di fondamentale importanza: senza gli alberi non avremmo ossigeno. La natura tutta è fondamentale e noi esseri umani, in quanto ospiti della grande Madre Terra, non possiamo non rispettarla.

Un libro assolutamente  da guardare, da leggere, ponendo attenzione al linguaggio così diverso, eppure così in sintonia, dei due autori.

Lavinia Narda



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Modulazioni temporali - giovedģ 8 ottobre 2020


di Lavinia Narda

L’etimologia della parola albero (in latino, arbor), secondo alcune interpretazioni, si ricollega alla radice indoeuropea  urv-, urb-, arb-,  che esprime l’idea di fecondità, l’idea di produrre. Non vi è appellativo migliore per questo libro che fecondo. “L’albero. Dialoghi tra fotografo e scrittore” (Töpffer Edizioni, Collana Prototypia, 2020, pp. 152, euro 24,50) di Roberto Besana e Pietro Greco è un libro che unisce testi a foto e ha come protagonisti indiscussi gli alberi, così banali e dati per scontati da tutti noi, eppure così vitali.

Alberi che compaiono nei testi di grandi autori come simbolo di luoghi che permettono di entrare nel profondo di noi stessi, alberi che con le radici insegnano all’uomo a “radicarsi” nella vita terrena, alberi che nelle poesie ci riportano ad assaporare la bellezza della natura, alberi che permettono di produrre “Il materiale dal quale dipende l’immortalità degli uomini”, la carta. Le 64 immagini fotografiche in bianco e nero di Besana, seppur a volte un po’ nostalgiche, e i testi di Greco – in cui sono presenti citazioni e curiosità su quella “pianta perenne legnosa” – ci accompagnano in un viaggio alla scoperta, anzi riscoperta, di ciò che di più ci sostiene nella vita, senza che noi ce ne accorgiamo.

Giochi di luci e ombre, giochi di bianchi e neri, ci accompagnano alla scoperta della natura e. in fondo, alla scoperta di noi stessi, spingendoci a ritrovare qualcosa che è sempre bene tenere a mente: gli alberi grandi Madri e Padri. “Amo gli alberi, sono come noi. Radici per terra e testa verso il cielo”. Parole e foto che arricchiscono, che giocano con la creatività e ci ricordano una cosa di fondamentale importanza: senza gli alberi non avremmo ossigeno. La natura tutta è fondamentale e noi esseri umani, in quanto ospiti della grande Madre Terra, non possiamo non rispettarla.

Un libro assolutamente  da guardare, da leggere, ponendo attenzione al linguaggio così diverso, eppure così in sintonia, dei due autori.

Lavinia Narda



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