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Nella Parigi dei gangster
Reportage di lunedì 25 ottobre 2021
Pierrot le fou, che ispirò parzialmente Jean-Luc Godard per il suo film omonimo, è stato un gangster francese che ha terrorizzato la Francia negli anni Trenta e Quaranta, soprannominato anche il Dillinger di Parigi. Il suo...

di r.d.g.
Pierrot le fou, che ispirò parzialmente Jean-Luc Godard per il suo film omonimo, è stato un gangster francese che ha terrorizzato la Francia negli anni Trenta e Quaranta, soprannominato anche il Dillinger di Parigi. Il suo vero nome era Pierre Carrot, figlio – paradossalmente – di un agente della gendarmeria francese. Avvalendosi in primo luogo delle sensazionali cronache dell’epoca, Massimo Novelli racconta la vita rocambolesca di un bandito innamorato, che fa tatuare sul braccio il nome della sua donna, Katia, all’anagrafe Caterina Reynero, un’italiana nata a Frassino, in Piemonte. Tredici tentativi di evasione, nove condanne, ventidue anni di carcere trascorsi in cinque diversi bagni penali, fughe, sparatorie: Pierrot le fou (numero 2, perché prima di lui ce n’era stato un altro del quale era rivale) è una figura mitica della storia d’Oltralpe. Aveva partecipato alla Resistenza contro i nazisti (mentre il numero 1 era un collaborazionista), contava molti amici che avevano combattuto nella Guerra civile di Spagna con le Brigate internazionali, leggeva Boris Vian: un giorno si fece fotografare con una copia di J’irai cracher sur vos tombes, il capolavoro del poeta esistenzialista. Novelli racconta una storia che non ha fine (nessuno sa quando e dove sia morto Carrot e qualcuno sostiene addirittura che sia ancora vivo), mantenendo per tutto il libro un ritmo incalzante, come una corsa a perdifiato.


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Reportage - lunedì 25 ottobre 2021
Pierrot le fou, che ispirò parzialmente Jean-Luc Godard per il suo film omonimo, è stato un gangster francese che ha terrorizzato la Francia negli anni Trenta e Quaranta, soprannominato anche il Dillinger di Parigi. Il suo...

di r.d.g.
Pierrot le fou, che ispirò parzialmente Jean-Luc Godard per il suo film omonimo, è stato un gangster francese che ha terrorizzato la Francia negli anni Trenta e Quaranta, soprannominato anche il Dillinger di Parigi. Il suo vero nome era Pierre Carrot, figlio – paradossalmente – di un agente della gendarmeria francese. Avvalendosi in primo luogo delle sensazionali cronache dell’epoca, Massimo Novelli racconta la vita rocambolesca di un bandito innamorato, che fa tatuare sul braccio il nome della sua donna, Katia, all’anagrafe Caterina Reynero, un’italiana nata a Frassino, in Piemonte. Tredici tentativi di evasione, nove condanne, ventidue anni di carcere trascorsi in cinque diversi bagni penali, fughe, sparatorie: Pierrot le fou (numero 2, perché prima di lui ce n’era stato un altro del quale era rivale) è una figura mitica della storia d’Oltralpe. Aveva partecipato alla Resistenza contro i nazisti (mentre il numero 1 era un collaborazionista), contava molti amici che avevano combattuto nella Guerra civile di Spagna con le Brigate internazionali, leggeva Boris Vian: un giorno si fece fotografare con una copia di J’irai cracher sur vos tombes, il capolavoro del poeta esistenzialista. Novelli racconta una storia che non ha fine (nessuno sa quando e dove sia morto Carrot e qualcuno sostiene addirittura che sia ancora vivo), mantenendo per tutto il libro un ritmo incalzante, come una corsa a perdifiato.


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