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«CARTAGINE OLTRE IL MITO»
Megliounlibro di giovedì 6 ottobre 2022
Certo, Cartagine non può evocarci solo quel delenda est, stereotipo del suo rapporto con Roma. Dunque ben venga...

di Lucia Innocente
Certo, Cartagine non può evocarci solo quel delenda est, stereotipo del suo rapporto con Roma. Dunque ben venga un cambio di prospettiva su cui ci illumina uno specialista, Giovanni Distefano, docente di Archeologia del Mediterraneo tardoantico, qui portavoce del contributo della ricerca italiana. Con sottile capacità di distinguere, già riguardo alla fondazione, tra i dati delle fonti letterarie – storiche e mitiche – e quelli dell’archeologia, ci viene offerta un’immagine della città che si configura come una metropoli multiculturale, non solo proiettata sul mare ma avamposto dell’entroterra, soprattutto in epoca imperiale (acquedotto, impianto stradale, cisterne, terme, fontane, anfiteatro per naumachie, tabernae e case di età costantiniana).
Si segnala che il lavoro è prettamente tecnico, anche nel linguaggio, tra piante topografiche e ricostruzioni illustrative, e che i capitoli rivelano la loro natura di contributi specifici in Atti di convegni e in Riviste (da cui la ripartizione, peraltro utile, della bibliografia per capitoli). Il loro semplice accorpamento, per quanto ben costruito – si vedano le sezioni dettagliate sull'altare per la gens Augusta o sui cavalli bizantini – lascia al lettore il lavoro di composizione del quadro storico.


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Megliounlibro - giovedì 6 ottobre 2022
Certo, Cartagine non può evocarci solo quel delenda est, stereotipo del suo rapporto con Roma. Dunque ben venga...

di Lucia Innocente
Certo, Cartagine non può evocarci solo quel delenda est, stereotipo del suo rapporto con Roma. Dunque ben venga un cambio di prospettiva su cui ci illumina uno specialista, Giovanni Distefano, docente di Archeologia del Mediterraneo tardoantico, qui portavoce del contributo della ricerca italiana. Con sottile capacità di distinguere, già riguardo alla fondazione, tra i dati delle fonti letterarie – storiche e mitiche – e quelli dell’archeologia, ci viene offerta un’immagine della città che si configura come una metropoli multiculturale, non solo proiettata sul mare ma avamposto dell’entroterra, soprattutto in epoca imperiale (acquedotto, impianto stradale, cisterne, terme, fontane, anfiteatro per naumachie, tabernae e case di età costantiniana).
Si segnala che il lavoro è prettamente tecnico, anche nel linguaggio, tra piante topografiche e ricostruzioni illustrative, e che i capitoli rivelano la loro natura di contributi specifici in Atti di convegni e in Riviste (da cui la ripartizione, peraltro utile, della bibliografia per capitoli). Il loro semplice accorpamento, per quanto ben costruito – si vedano le sezioni dettagliate sull'altare per la gens Augusta o sui cavalli bizantini – lascia al lettore il lavoro di composizione del quadro storico.


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