Djed Medu - Blog di Egittologia di lunedì 20 ottobre 2025
Successivamente descrisse l'impresa con queste parole (in realtà tradotte nella versione italiana dall'originale autobiografia scritta in inglese):
di Djed Medu
“Li 16, ripresi le mie ricerche nella valle di Beban-el-Malùk e n’ebbi la fortuna di fare una scoperta, che mi ricompensò largamente di tutte le pene, cui m’avea date: il perché posso chiamare il giorno di quella scoperta uno dei più fortunati della mia vita; e coloro che sanno per esperienza che cosa sia il riuscire in un’impresa lunga e penosa oltre la speranza, possono essi soli figurarsi la gioia, ond’io fui preso penetrando per il primo fra tutti gli uomini attualmente viventi sul globo, in uno dei più belli e vasti monumenti dell’antico Egitto: in n monumento ch’era stato perduto per gli uomini, e che da me veniva allora ritrovato così ben conservato, che si sarebbe potuto credere, venisse finito poco prima della nostra entrata. […] L’indomani 17 verso sera ci accorgemmo che la rupe era stata tagliata per farvi un’apertura. Li 18 di buon mattino fu ricominciato il lavoro, e verso mezzo giorno si giunse ad una entrata travatesi diciotto piedi al di sotto del livello del terreno. […] l’entrata d’una magnifica catacomba”.
[Belzoni G. B., "Viaggi in Egitto e Nubia contenenti il racconto delle ricerche e scoperte archeologiche fatte nelle piramidi, nei templi, nelle rovine e nelle tombe di questi paesi seguiti da un altro viaggio lungo la costa del Mar Rosso e all'Oasi di Giove Ammone", Milano 1825, tomo II, pp. 164-166]
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