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Claudia Berton
solomente.it di giovedì 21 ottobre 2021
Di origine veneta, abito ormai da molti anni a Verona, dove ho frequentato il Liceo classico “Scipione Maffei”. Mi sono laureata in Lingue e letterature straniere all’Università di Padova, e ho lavorato per più di vent'anni come insegnante di ruolo di Lingua e Letteratura inglese nei Licei Scientifici della città. Nel mio insegnamento, privilegiavo...

di Francesca Meucci

Di origine veneta, abito ormai da molti anni a Verona, dove ho frequentato il Liceo classico “Scipione Maffei”. Mi sono laureata in Lingue e letterature straniere all’Università di Padova, e ho lavorato per più di vent'anni come insegnante di ruolo di Lingua e Letteratura inglese nei Licei Scientifici della città. Nel mio insegnamento, privilegiavo – secondo i miei interessi – la storia e la letteratura del periodo vittoriano, con particolare attenzione (ahimè, lo confesso!) per le vicende e i personaggi dell’impero britannico. A un certo punto, pur avendo molto amato la scuola e aver stretto durevoli rapporti con molti miei alunni, ho deciso di andare in pensione anzitempo (allora era possibile!). Sentivo infatti un profondo desiderio di “cambiare vita”. E’ assai lungo il cammino che mi ha portato a scrivere sulle vicende del subcontinente indiano - l’argomento del mio dodicesimo libro, Il Confine inventato. Viaggio tra India e Pakistan da Akhbar a Narendra Modi e Imran Khan, pubblicato nell’ottobre 2021 dalla casa editrice OLTRE -ma pur corrispondendo al mio, per certi versi radicale, cambiamento di vita, ha a ben guardare una sua coerenza interiore. Da piccola sognavo di diventare in futuro - nell’ordine - mamma, insegnante e scrittrice. Realizzati pienamente i primi due desideri, mi trovai dunque, “nel mezzo del cammin” della mia vita, a cercare un nuovo “territorio” in cui esprimermi, e questo per me era naturalmente la scrittura (sono una grafomane nata: tengo un diario dall’età di nove anni). Ero insomma, per così dire, un potenziale autore in cerca di un personaggio. E così, poiché non è raro che i sogni sognati con forza si avverino, nel corso di un viaggio in Messico, nella nota a piè di pagina di un libro sulla scoperta della civiltà maya che stavo leggendo, “incontrai” lady Hester Stanhope, la “bianca Sibilla del Libano”: così la definiva la nota, tanto laconica quanto intrigante. Ed è stata proprio lady Hester, che all’inizio dell’Ottocento lasciò l’Inghilterra di fine Ottocento e la sua posizione di potere a Corte e scelse di vivere e morire in un diroccato monastero sul Monte Libano, il tramite verso la mia seconda vita e il soggetto del mio primo libro. Viaggiando sulle sue tracce nelle biblioteche, nei libri di Storia ma soprattutto lungo le strade da lei percorse fino al Medio Oriente, iniziai a guardare all’Occidente dal punto di vista dei paesi islamici e presi decisamente le distanze dall’impero britannico che fin dai tempi dell’Università avevo tanto ammirato. Ero andata in India la prima volta, all’inizio degli anni novanta del Novecento, ispirata – come ho già detto - dalle gesta dei pittoreschi imperialisti britannici. La Storia del Medio Oriente e del subcontinente indiano - che sono stati divisi dalla pesante mano dell’imperialismo che ha tracciato confini funzionali alle potenze europee, dividendo per meglio comandare e ponendo le basi per conflitti che continuano ancora oggi -,insieme ai miei viaggi in queste regioni e a innumerevoli letture mi fecero invece scoprire altri scenari, i cui protagonisti erano gli abitanti di quei paesi. Intrigata dai forzati spostamenti di popolazioni, dagli sradicamenti dolorosi, dall’oblio nel mondo d’oggi di antiche convivenze pacifiche e spesso feconde, ho viaggiato a lungo in Turchia e in Grecia – sento quest’ultima come la mia “patria del cuore”- cercando in Turchia tracce di villaggi greci e di chiese in rovina e in Grecia di vecchie case ottomane e di minareti decapitati. E’ nato così il mio “Ponti sull’Egeo”, sulle tracce del doloroso scambio di popolazioni greco-turco seguito al Trattato di Losanna che nel 1923 mise fine alla guerra greco-turca, una guerra fomentata – e combattuta “per procura” – da Gran Bretagna e Francia. Ormai “addentro” nella letteratura di viaggio dal Mediterraneo all’India, sono poi tornata ai vecchi amori, scrivendo la biografia di una coppia di vittoriani, lady Anne e Wilfred Blunt. Lady Anne era la nipote di Byron (appunto, un mio “vecchio amore”) che, dopo aver percorso alla ricerca di purosangue arabi il deserto siriano e il Nejd, nel cuore di quella che è ora l’Arabia Saudita, si stabilì in un’oasi alla periferia del Cairo. Da qui, con il marito – poeta, donnaiolo scatenato e politologo – sostenne la rivoluzione di Ahmed Arabi contro il corrotto khedivè e la potenza britannica che lo sosteneva e che finì per occupare l’Egitto nel 1882. E’ un Egitto sconosciuto, quello che ho scoperto: un paese fiero e ricco di fermenti culturali e politici – già nel 1919 non erano poche le “femministe” che uscirono a manifestare contro gli occupanti inglesi – e la cui storia contemporanea non si può comprendere senza cercarne le radici nel passato coloniale. Tutto questo è raccontato nel mio “Cavalieri del Deserto: la nipote di Byron dall’Inghilterra vittoriana alle sabbie arabe”. Uno dei drammi più spaventosi dell’imperialismo europeo in Medio Oriente si è svolto in Palestina: è questo un argomento di cui mi occupo ormai da due decenni, con un’indignata costanza che mi ha portata a raccogliere più di un centinaio di libri e centinaia di articoli su questa tragedia e a tenere conferenze a riguardo in varie istituzioni culturali. Da questo lavoro è nato – frutto anche di una vicenda personale - il mio sofferto e molto documentato “Gli spinosi cactus di Palestina e Israele”. Studiando e viaggiando dal Mediterraneo verso Oriente – i libri suggeriscono i viaggi e i viaggi integrano i libri con l’esperienza personale – ho dunque registrato il filo rosso di sangue e sofferenza che traspare da luoghi di una bellezza stupefacente, luoghi che amo e in cui sento presenti le mie vere radici. E’ ben vero che “più si conosce più si comprende”. E’ nato così il mio “Tra Ares e Afrodite: viaggi e storie dal Mediterraneo al Mar Nero” .“Terrorismo: come è NATO e chi lo USA”, è uscito nel settembre 2016, commissionato dalla casa editrice Dissensi. L’ho scritto per denunciare ancora una volta le interferenze intollerabili e continue delle potenze occidentali nel Medio Oriente, e soprattutto il disastro in corso in Siria, paese multiculturale e multi religioso che ho conosciuto e amato. Per molti anni ho svolto un’attività di volontariato per migranti presso un ambulatorio Caritas della mia città, e le storie che vi ho ascoltato mi hanno suggerito un testo pubblicato anche questo nel dicembre 2016: “Nel mondo alla rovescia: appunti da un ambulatorio per migranti in una città del Nordest”. Nel marzo 2017 sono tornata alla biografia con “Il viaggiatore insolito”, storia di un aristocratico anglo-irlandese che, nato senza braccia né gambe, è stato un grande viaggiatore nel Levante e fino all’India, cacciatore, pescatore, velista, diarista e pure membro del parlamento britannico. Nella IX edizione del Premio Pietro Conti “scrivere le migrazioni”, dell’ottobre 2016, il mio racconto Il Kaplani si è piazzato al settimo posto nella sezione narrativa e memorialistica e, segnalato per la pubblicazione come elaborato di particolare pregio, è stato pubblicato nell’aprile 2017 in Racconti dal Mondo, a cura di Alberto Sorbini

Ho scritto la biografia di Sarah Belzoni nel libro: Giovanni Belzoni alla ricerca dell’Egitto perduto, di Alberto Siliotti, ed. Geodia, pubblicato nell’ottobre 2017. Nel 2019 è uscito il mio “Viaggio nella Grande Guerra (da Sarajevo a Gallipoli, dalle Fiandre alla Galizia, dall’Isonzo a Versailles)” per le edizioni Unicopli, e sempre nel 2019 è stato pubblicato “Passaggi in Grecia: Viaggio sulle tracce della Storia moderna”, per le edizioni Oltre. Siamo giunti così ad oggi, in questa carrellata riassuntiva delle mie attività, e il 15 ottobre 2021 è uscito Il Confine Inventato: Viaggio tra India e Pakistan da Akhbar a Narendra Modi e Imran Khan”, sempre per le edizioni Oltre. Quando parlo di “coerenza interiore” del mio percorso di scrittrice mi riferisco al fatto che nei miei libri ho sempre privilegiato il racconto dei popoli che l’arroganza occidentale ha contribuito a rendere vittime; che tento di sottolineare gli spazi che per secoli sono stati comuni e condivisi, negando con forza i cosiddetti “conflitti di civiltà” perché ritengo che ogni vera civiltà sia multiculturale e che per le espressioni dello spirito umano, per l’umanesimo insomma, non vi siano frontiere; e ancora, che quando viaggio nei magnifici luoghi che amo – dal Mediterraneo, Nordafrica e Medio Oriente fino all’Iran e all’India (ero in procinto di partire per il Pakistan quando è comparso il Sars-CoV-2 a bloccare la realizzazione di questo affascinante itinerario) - mentre mi riempio occhi e cuore di bellezza non dimentico mai la lotta incessante, inestinguibile, tra Afrodite e Ares, la miseria e la guerra, spesso fomentate da chi continua a voler prevalere, incurante degli “effetti collaterali” umani che distrugge al suo passaggio. Quando non sono occupata a far da babysitter ai miei sette nipoti e non sto scrivendo, trascorro tutto il mio tempo studiando e leggendo. Leggo soprattutto saggi storico-politici e testi sul Medio Oriente. Vivo in una casa sepolta nel verde, traboccante di piante e di animali di vario tipo. Amo i gatti - ne ho tre, che mi tengono in ostaggio – e allevo cocorite.

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Di origine veneta, abito ormai da molti anni a Verona, dove ho frequentato il Liceo classico “Scipione Maffei”. Mi sono laureata in Lingue e letterature straniere all’Università di Padova, e ho lavorato per più di vent'anni come insegnante di ruolo di Lingua e Letteratura inglese nei Licei Scientifici della città. Nel mio insegnamento, privilegiavo...

di Francesca Meucci

Di origine veneta, abito ormai da molti anni a Verona, dove ho frequentato il Liceo classico “Scipione Maffei”. Mi sono laureata in Lingue e letterature straniere all’Università di Padova, e ho lavorato per più di vent'anni come insegnante di ruolo di Lingua e Letteratura inglese nei Licei Scientifici della città. Nel mio insegnamento, privilegiavo – secondo i miei interessi – la storia e la letteratura del periodo vittoriano, con particolare attenzione (ahimè, lo confesso!) per le vicende e i personaggi dell’impero britannico. A un certo punto, pur avendo molto amato la scuola e aver stretto durevoli rapporti con molti miei alunni, ho deciso di andare in pensione anzitempo (allora era possibile!). Sentivo infatti un profondo desiderio di “cambiare vita”. E’ assai lungo il cammino che mi ha portato a scrivere sulle vicende del subcontinente indiano - l’argomento del mio dodicesimo libro, Il Confine inventato. Viaggio tra India e Pakistan da Akhbar a Narendra Modi e Imran Khan, pubblicato nell’ottobre 2021 dalla casa editrice OLTRE -ma pur corrispondendo al mio, per certi versi radicale, cambiamento di vita, ha a ben guardare una sua coerenza interiore. Da piccola sognavo di diventare in futuro - nell’ordine - mamma, insegnante e scrittrice. Realizzati pienamente i primi due desideri, mi trovai dunque, “nel mezzo del cammin” della mia vita, a cercare un nuovo “territorio” in cui esprimermi, e questo per me era naturalmente la scrittura (sono una grafomane nata: tengo un diario dall’età di nove anni). Ero insomma, per così dire, un potenziale autore in cerca di un personaggio. E così, poiché non è raro che i sogni sognati con forza si avverino, nel corso di un viaggio in Messico, nella nota a piè di pagina di un libro sulla scoperta della civiltà maya che stavo leggendo, “incontrai” lady Hester Stanhope, la “bianca Sibilla del Libano”: così la definiva la nota, tanto laconica quanto intrigante. Ed è stata proprio lady Hester, che all’inizio dell’Ottocento lasciò l’Inghilterra di fine Ottocento e la sua posizione di potere a Corte e scelse di vivere e morire in un diroccato monastero sul Monte Libano, il tramite verso la mia seconda vita e il soggetto del mio primo libro. Viaggiando sulle sue tracce nelle biblioteche, nei libri di Storia ma soprattutto lungo le strade da lei percorse fino al Medio Oriente, iniziai a guardare all’Occidente dal punto di vista dei paesi islamici e presi decisamente le distanze dall’impero britannico che fin dai tempi dell’Università avevo tanto ammirato. Ero andata in India la prima volta, all’inizio degli anni novanta del Novecento, ispirata – come ho già detto - dalle gesta dei pittoreschi imperialisti britannici. La Storia del Medio Oriente e del subcontinente indiano - che sono stati divisi dalla pesante mano dell’imperialismo che ha tracciato confini funzionali alle potenze europee, dividendo per meglio comandare e ponendo le basi per conflitti che continuano ancora oggi -,insieme ai miei viaggi in queste regioni e a innumerevoli letture mi fecero invece scoprire altri scenari, i cui protagonisti erano gli abitanti di quei paesi. Intrigata dai forzati spostamenti di popolazioni, dagli sradicamenti dolorosi, dall’oblio nel mondo d’oggi di antiche convivenze pacifiche e spesso feconde, ho viaggiato a lungo in Turchia e in Grecia – sento quest’ultima come la mia “patria del cuore”- cercando in Turchia tracce di villaggi greci e di chiese in rovina e in Grecia di vecchie case ottomane e di minareti decapitati. E’ nato così il mio “Ponti sull’Egeo”, sulle tracce del doloroso scambio di popolazioni greco-turco seguito al Trattato di Losanna che nel 1923 mise fine alla guerra greco-turca, una guerra fomentata – e combattuta “per procura” – da Gran Bretagna e Francia. Ormai “addentro” nella letteratura di viaggio dal Mediterraneo all’India, sono poi tornata ai vecchi amori, scrivendo la biografia di una coppia di vittoriani, lady Anne e Wilfred Blunt. Lady Anne era la nipote di Byron (appunto, un mio “vecchio amore”) che, dopo aver percorso alla ricerca di purosangue arabi il deserto siriano e il Nejd, nel cuore di quella che è ora l’Arabia Saudita, si stabilì in un’oasi alla periferia del Cairo. Da qui, con il marito – poeta, donnaiolo scatenato e politologo – sostenne la rivoluzione di Ahmed Arabi contro il corrotto khedivè e la potenza britannica che lo sosteneva e che finì per occupare l’Egitto nel 1882. E’ un Egitto sconosciuto, quello che ho scoperto: un paese fiero e ricco di fermenti culturali e politici – già nel 1919 non erano poche le “femministe” che uscirono a manifestare contro gli occupanti inglesi – e la cui storia contemporanea non si può comprendere senza cercarne le radici nel passato coloniale. Tutto questo è raccontato nel mio “Cavalieri del Deserto: la nipote di Byron dall’Inghilterra vittoriana alle sabbie arabe”. Uno dei drammi più spaventosi dell’imperialismo europeo in Medio Oriente si è svolto in Palestina: è questo un argomento di cui mi occupo ormai da due decenni, con un’indignata costanza che mi ha portata a raccogliere più di un centinaio di libri e centinaia di articoli su questa tragedia e a tenere conferenze a riguardo in varie istituzioni culturali. Da questo lavoro è nato – frutto anche di una vicenda personale - il mio sofferto e molto documentato “Gli spinosi cactus di Palestina e Israele”. Studiando e viaggiando dal Mediterraneo verso Oriente – i libri suggeriscono i viaggi e i viaggi integrano i libri con l’esperienza personale – ho dunque registrato il filo rosso di sangue e sofferenza che traspare da luoghi di una bellezza stupefacente, luoghi che amo e in cui sento presenti le mie vere radici. E’ ben vero che “più si conosce più si comprende”. E’ nato così il mio “Tra Ares e Afrodite: viaggi e storie dal Mediterraneo al Mar Nero” .“Terrorismo: come è NATO e chi lo USA”, è uscito nel settembre 2016, commissionato dalla casa editrice Dissensi. L’ho scritto per denunciare ancora una volta le interferenze intollerabili e continue delle potenze occidentali nel Medio Oriente, e soprattutto il disastro in corso in Siria, paese multiculturale e multi religioso che ho conosciuto e amato. Per molti anni ho svolto un’attività di volontariato per migranti presso un ambulatorio Caritas della mia città, e le storie che vi ho ascoltato mi hanno suggerito un testo pubblicato anche questo nel dicembre 2016: “Nel mondo alla rovescia: appunti da un ambulatorio per migranti in una città del Nordest”. Nel marzo 2017 sono tornata alla biografia con “Il viaggiatore insolito”, storia di un aristocratico anglo-irlandese che, nato senza braccia né gambe, è stato un grande viaggiatore nel Levante e fino all’India, cacciatore, pescatore, velista, diarista e pure membro del parlamento britannico. Nella IX edizione del Premio Pietro Conti “scrivere le migrazioni”, dell’ottobre 2016, il mio racconto Il Kaplani si è piazzato al settimo posto nella sezione narrativa e memorialistica e, segnalato per la pubblicazione come elaborato di particolare pregio, è stato pubblicato nell’aprile 2017 in Racconti dal Mondo, a cura di Alberto Sorbini

Ho scritto la biografia di Sarah Belzoni nel libro: Giovanni Belzoni alla ricerca dell’Egitto perduto, di Alberto Siliotti, ed. Geodia, pubblicato nell’ottobre 2017. Nel 2019 è uscito il mio “Viaggio nella Grande Guerra (da Sarajevo a Gallipoli, dalle Fiandre alla Galizia, dall’Isonzo a Versailles)” per le edizioni Unicopli, e sempre nel 2019 è stato pubblicato “Passaggi in Grecia: Viaggio sulle tracce della Storia moderna”, per le edizioni Oltre. Siamo giunti così ad oggi, in questa carrellata riassuntiva delle mie attività, e il 15 ottobre 2021 è uscito Il Confine Inventato: Viaggio tra India e Pakistan da Akhbar a Narendra Modi e Imran Khan”, sempre per le edizioni Oltre. Quando parlo di “coerenza interiore” del mio percorso di scrittrice mi riferisco al fatto che nei miei libri ho sempre privilegiato il racconto dei popoli che l’arroganza occidentale ha contribuito a rendere vittime; che tento di sottolineare gli spazi che per secoli sono stati comuni e condivisi, negando con forza i cosiddetti “conflitti di civiltà” perché ritengo che ogni vera civiltà sia multiculturale e che per le espressioni dello spirito umano, per l’umanesimo insomma, non vi siano frontiere; e ancora, che quando viaggio nei magnifici luoghi che amo – dal Mediterraneo, Nordafrica e Medio Oriente fino all’Iran e all’India (ero in procinto di partire per il Pakistan quando è comparso il Sars-CoV-2 a bloccare la realizzazione di questo affascinante itinerario) - mentre mi riempio occhi e cuore di bellezza non dimentico mai la lotta incessante, inestinguibile, tra Afrodite e Ares, la miseria e la guerra, spesso fomentate da chi continua a voler prevalere, incurante degli “effetti collaterali” umani che distrugge al suo passaggio. Quando non sono occupata a far da babysitter ai miei sette nipoti e non sto scrivendo, trascorro tutto il mio tempo studiando e leggendo. Leggo soprattutto saggi storico-politici e testi sul Medio Oriente. Vivo in una casa sepolta nel verde, traboccante di piante e di animali di vario tipo. Amo i gatti - ne ho tre, che mi tengono in ostaggio – e allevo cocorite.

SOLO TRE DOMANDE

  • Mi de­scri­vo con solo tre ag­get­ti­vi
    • Solitaria.
    • Simpatica.
    • Empatica.
      .
  • Il solo even­to che mi ha cam­bia­to la vita
    • La maternità e l’ “incontro” con lady Hester Stanhope in una nota a pié di pagina.

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