Recensione di libri di venerd 5 settembre 2025
Saturo di spunti divergenti ed esperienze eterogenee, di intuizioni folgoranti e black out mentali, di accidia e meraviglia.
di Redazione

Claudio Sottocornola (Bergamo, 1959) si è laureato all’Università Cattolica di Milano con una tesi in Storia della teologia. Già ordinario di Filosofia e Storia nei licei, è stato anche docente di IRC, Materie letterarie, Scienze dell’educazione e Storia della canzone e dello spettacolo alla Terza Università di Bergamo. Iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1991, ha collaborato con diverse testate, radio e tv.
Come filosofo si caratterizza per una forte attenzione alla categoria di interpretazione, alla cui luce indaga il mondo contemporaneo, ed ha spesso utilizzato musica, poesia e immagini per parlare a un pubblico trasversale, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano. È autore di numerose pubblicazioni, che coinvolgono tre aree tematiche prevalenti: l’autobiografia intellettuale, la cultura popular contemporanea, l’attuale crisi del sacro in Occidente e la sua possibile rimodulazione teologico-filosofica. Fra le opere più recenti, Saggi Pop (Marna, 2018), Parole buone (Marna/Velar, 2020), Occhio di bue (Marna, 2021), Tra cielo e terra (Centro Eucaristico, 2023), Così vicino, così lontano (Velar, 2023).
Con la qualificata Gammarò edizioni pubblica questo testo a mo’ di uno zibaldone, raccolta di scritti spaiati e occasionali dettati da urgenze contingenti, a comporre un affresco complessivo del contemporaneo, che l’autore ha voluto ostinatamente contrario ai venti prevalenti e, insolitamente, “esposto… anche su questioni che pertengono alle mene dei talk show, cioè al pratico, al quotidiano e al politico”, conscio delle inevitabili conflittualità, ma refrattario ad ascriversi nel consesso “delle coscienze bene ammaestrate”.
“A chi come me – scrive l’Autore nell’Introduzione – vorrebbe suscitare condizioni di armonia, dialogo e incontro riesce difficile ipotizzare, al contrario, che una propria argomentazione, presa di posizione o valutazione possa invece diventare oggetto di contrapposizione, conflitto, scontro, avvertendo in ciò, quasi, una condizione di tradimento della propria vocazione non-violenta, empatica, relazionale”.
La polemica col tardo capitalismo economico-finanziario attraversa poi tutta la navigazione, e derubricare il materialismo storico-dialettico a mythos fondativo permette di integrarne la pars destruens nel programma di bordo, la cui bussola rimane tuttavia, in aperto contrasto con la cultura woke dominante, l’attraversamento della propria cultura e tradizione – arte, spiritualità, pensiero –, in un costante dialogo con la contemporaneità, nel tentativo di salvare la residua speranza che è in noi.
leggi l'articolo integrale su Recensione di libri
SCHEDA LIBRO | Segnala | Ufficio Stampa |