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AA.VV.
Gli scrittori italiani e l'Europa
ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
Genova, 26-27 novembre 2015


a cura di Francesco De Nicola  

È cominciata probabilmente con la nascita del regno d’Italia una nuova e meno occasionale dimensione europea della nostra cultura che, uscendo da una tradizione secolare di discendenza classica ormai inerte e stereotipata, si apriva con crescente interesse a quanto accadeva al di là dei nostri confini. Così nel Convegno “Gli scrittori italiani e l’Europa”, dopo l’iniziale relazione di Elvio Guagnini volta ad accertare il peso di alcune riviste tra Settecento e primo Novecento nel favorire in Italia una dimensione culturale europea, siamo partiti proprio dai soggiorni all’estero di alcuni nostri scrittori all’inizio del Novecento (a Parigi si erano trovati Soffici, Ragazzoni e d’Annunzio sui quali hanno relazionato rispettivamente Francesca Sensini, Ermanno Paccagnini e Anita Ginella, mentre in Svizzera era stato Dino Campana come ha riferito Renato Martinoni), per passare poi alla presenza di personaggi stranieri in libri italiani (i soldati tedeschi in Calvino e Fenoglio e i personaggi andalusi nei romanzi di Elsa Morante sui quali hanno riferito rispettivamente Bodo Guthmüller e Victoriano Peña Sànchez), per ricordare quindi la funzione della poesia (nel caso specifico quella di Giuseppe Conte, intervistato da Stefano Verdino e di Giorgio Caproni proposto da Maria Teresa Caprile) come veicolo di conoscenza del nostro Paese fuori dei confini nazionali, senza trascurare la componente storico-politica del concetto moderno di Europa sul quale si è soffermato Edoardo Pusillo. Questo Convegno, i cui Atti sono qui raccolti, ha dunque rappresentato un’occasione di verifica, condotta quasi esclusivamente sui testi, del processo di formazione e di definizione di una cultura formata da intrecci e spazi europei, tema sconfinato al punto che questo evento potrebbe essere il primo di una serie di volta in volta ospitata in Università di diversi Paesi del continente e doverosamente allargata a quelle altre importanti realtà culturali e letterarie europee rimaste forzatamente escluse dal Convegno genovese, ma certo necessarie per disegnare una mappa esauriente del tema proposto. (dalla Prefazione di Francesco De Nicola)


Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Marchio editoriale
Gammarò edizioni
Pubblicato il 24/04/2017
pagine: 238
formato: cm. 14 x 21
copertina: softback — brossura
collana: ATTI DI CONVEGNO
genere: Saggistica letteraria
tag: #libri #books #lettura #letteratura #saggi
ISBN: 9788899415327

Prezzo di copertina € 18.00
Prezzo promozionale € 17.10
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È cominciata probabilmente con la nascita del regno d’Italia una nuova e meno occasionale dimensione europea della nostra cultura che, uscendo da una tradizione secolare di discendenza classica ormai inerte e stereotipata, si apriva con crescente interesse a quanto accadeva al di là dei nostri confini. Così nel Convegno “Gli scrittori italiani e l’Europa”, dopo l’iniziale relazione di Elvio Guagnini volta ad accertare il peso di alcune riviste tra Settecento e primo Novecento nel favorire in Italia una dimensione culturale europea, siamo partiti proprio dai soggiorni all’estero di alcuni nostri scrittori all’inizio del Novecento (a Parigi si erano trovati Soffici, Ragazzoni e d’Annunzio sui quali hanno relazionato rispettivamente Francesca Sensini, Ermanno Paccagnini e Anita Ginella, mentre in Svizzera era stato Dino Campana come ha riferito Renato Martinoni), per passare poi alla presenza di personaggi stranieri in libri italiani (i soldati tedeschi in Calvino e Fenoglio e i personaggi andalusi nei romanzi di Elsa Morante sui quali hanno riferito rispettivamente Bodo Guthmüller e Victoriano Peña Sànchez), per ricordare quindi la funzione della poesia (nel caso specifico quella di Giuseppe Conte, intervistato da Stefano Verdino e di Giorgio Caproni proposto da Maria Teresa Caprile) come veicolo di conoscenza del nostro Paese fuori dei confini nazionali, senza trascurare la componente storico-politica del concetto moderno di Europa sul quale si è soffermato Edoardo Pusillo. Questo Convegno, i cui Atti sono qui raccolti, ha dunque rappresentato un’occasione di verifica, condotta quasi esclusivamente sui testi, del processo di formazione e di definizione di una cultura formata da intrecci e spazi europei, tema sconfinato al punto che questo evento potrebbe essere il primo di una serie di volta in volta ospitata in Università di diversi Paesi del continente e doverosamente allargata a quelle altre importanti realtà culturali e letterarie europee rimaste forzatamente escluse dal Convegno genovese, ma certo necessarie per disegnare una mappa esauriente del tema proposto. (dalla Prefazione di Francesco De Nicola)



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Pubblicato il 24/04/2017
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genere: Saggistica letteraria
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07/10/2024

Cronache del Diana

46
 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da “anonimo antropologo dilettante”. Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa.

L’autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po’ un’autobiografia e un po’ un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi.

Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

Dall’introduzione: «C’è stato un tempo in cui il porno non veniva consumato alla stregua di un “solitario”, facendo clic su un personal computer nella nostra abitazione, ma compiendo lo sforzo di uscire di casa, raggiungendo il cinema, varcando l’ingresso, pagando un biglietto e calandosi con un po’ di circospezione in un ambiente che a suo modo costituiva parte integrante dell’antropologia urbana. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, nel quadro della complessiva crisi del cinema, e in linea con un’inesorabile tendenza nazionale, anche alla Spezia diverse sale si specializzarono nell’hard-core: il Cozzani, il Marconi, l’Odeon, l’Astra, frequentato fino a poco tempo prima da persone benestanti. Ricordo il titolare di una di quelle sale affermare sconsolato: «Se non proietti un film porno non puoi lavorare». Le volte che poteva, proponeva cartoni animati e sua moglie, tornata alla cassa, vedendo arrivare un cliente che accompagnava un bambino, si apriva a un sorriso. E il Diana, il locale di via Sapri, già cinema-teatro durante il fascismo, che nel dopoguerra, acquisita la nuova denominazione, aveva continuato a perseguire un target di livello medio-alto – fascia sociale abbastanza discriminante per lo studentello squattrinato che io ero nei primi anni Settanta – non sfuggiva a queste regole».


ANONIMO

A cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo

CRONACHE DEL DIANA

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Pagine 144, prezzo 16 euro, in libreria dal 24 settembre

OLTRE EDIZIONI

I Curatori

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell’approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all’Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

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