Era il 1995. Con pusher e navi, sul Danubio si tentava ancora di violare l'embargo contro l'ex Jugoslavia in guerra. Gli unici controlli erano fatti dai Baschi Blu della UEO. Ed Ernesto Berretti era uno di loro. E, come racconta, non sapeva niente della guerra nei Balcani, al pari di altri suoi commilitoni. La base della Missione era a Calafat, a sudovest della Romania appena uscita dalla dittatura di Ceausescu. Là si viveva a ritmi slabbrati come elastici di vecchie mutande. Se Calafat fosse stato un pugile, sarebbe stato stretto alle corde (il Danubio) dal suo avversario (i Rom); sarebbe finito al tappeto malamente; e l'arbitro (lo Stato) non avrebbe iniziato la conta. Solo i secondi al suo angolo (i soldati della Missione) avrebbero potuto salvarlo, gettando la spugna. Calafat era destinato a vivere una vita senza vittorie. Come Dana, Adrian, Florin, Agatha, Magda e Whiter: vite senza vittorie, le cui figure sono ben tratteggiate dalla penna dell'autore, che ben s'immerge, con grande forza e resa emotiva nella situazione del tempo, così anche raccontando la vita, il lavoro, i rischi dei soldati in missione all'estero, lontano da casa. Lo fa a tutti noi, che non ne sappiamo niente.
Ernesto Berretti è nato a Catania nel 1968.
Da maggio a dicembre del ’95 con la Guardia di Finanza è stato Basco blu nella UEO Danube Mission, a Calafat. L’operazione di polizia doganale fu istituita per favorire la pacificazione nei territori dell’ex Jugoslavia, con l’incessante controllo del traffico fluviale sul Danubio in attuazione dell’embargo disposto dall’ONU.
Alcuni suoi racconti completano raccolte edite da case editrici, enti pubblici e associazioni culturali. Oggi vive e lavora a Civitavecchia e, per giocare sulla routine familiare ha pubblicato l’e-book “Marie’, se stanotte russo…”.
Questo è il suo primo romanzo.