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Giorgetta Dorfles  Giorgetta Dorfles
La catena spezzata

Questa raccolta di racconti, intitolata “La catena spezzata”, prende certamente il titolo di uno di essi, ma si riferisce soprattutto al filo conduttore che la percorre tutta. Non sono solo le vite ad essere spezzate, per la rottura di un amore, di un'amicizia o di un congedo definitivo, a volte la scissione colpisce l'identità stessa delle persone, fino a superare il confine con la cosiddetta normalità.
Ma c'è anche la storia problematica di una città, come Trieste, a ridosso di un confine particolare che ne ha permeato l'atmosfera di instabilità, riflettendosi sui suoi abitanti.
I personaggi di questi racconti sono persone in bilico, fra vita e morte, normalità e follia, passione e abbandono. Le loro storie vengono descritte sottolineando l'aspetto psicologico, con qualche accenno esoterico; e non è un caso che alcuni segnali possano acquisire un significato ulteriore, a volte simbolico. Così una conchiglia può ricordare un figlio o un genitore, un labirinto può rimandare a una vita precedente, a una nave può essere ancorata una vita.


Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Marchio editoriale
Gammarò edizioni
Pubblicato il 28/03/2023
formato: eBook
dimensioni file: ePub 572 Kb - mobi 1627 Kb
collana: LE OPERE E I GIORNI
genere: Narrativa
tag: #racconti
ISBN: 9791280649386

Prezzo di Copertina € 7.99
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La catena spezzata



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Questa raccolta di racconti, intitolata “La catena spezzata”, prende certamente il titolo di uno di essi, ma si riferisce soprattutto al filo conduttore che la percorre tutta. Non sono solo le vite ad essere spezzate, per la rottura di un amore, di un'amicizia o di un congedo definitivo, a volte la scissione colpisce l'identità stessa delle persone, fino a superare il confine con la cosiddetta normalità.
Ma c'è anche la storia problematica di una città, come Trieste, a ridosso di un confine particolare che ne ha permeato l'atmosfera di instabilità, riflettendosi sui suoi abitanti.
I personaggi di questi racconti sono persone in bilico, fra vita e morte, normalità e follia, passione e abbandono. Le loro storie vengono descritte sottolineando l'aspetto psicologico, con qualche accenno esoterico; e non è un caso che alcuni segnali possano acquisire un significato ulteriore, a volte simbolico. Così una conchiglia può ricordare un figlio o un genitore, un labirinto può rimandare a una vita precedente, a una nave può essere ancorata una vita.



L'AUTRICE
Giorgetta Dorfles
nata a Volterra, ma ha vissuto fin dai primi anni a Trieste, dove si laureata in Lettere moderne con tesi in Estetica. Trasferitasi a Roma, svolge il ruolo di editor per unagenzia pubblicitaria, di fotoreporter per Il giornale di Roma e di aiutoregista e sceneggiatore in alcuni documentari per una societ di produzioni televisive.
Tornata a Trieste, collabora come giornalista free-lance per le pagine culturali di alcuni giornali (Meridiano, Trieste Oggi, Il Piccolo) con recensioni di libri, interviste e inchieste, corredate anche da servizi fotografici.
Sue poesie appaiono in raccolte di opere selezionate in concorsi nazionali. Suoi racconti sono inclusi nelle antologie La nostra gente racconta (Vita Nuova,1989), Trieste e un manicomio (Lint, 1998) e Racconti triestini (Arbor librorum edizioni, 2011).
Nel 2006 ha realizzato una serie di videopoesie, dal titolo Inclusioni, che stata proiettata in rassegne nazionali. Come fotografa espone in due mostre personali (nel 2012 e 2017) alla Galleria Comunale dArte di Trieste. Nel 2008 uscito, per i tipi de Il ramo doro editore, il romanzo: Errata Corrige - Reportage di una nevrosi. Nel 2011 per le stesse edizioni ha pubblicato una silloge di poesie dal titolo La linea del tempo, che include una videopoesia ed illustrato da foto dellautrice. Nel 2019 esce con Manni editori il libro di racconti Di tutti i peccati delle donne.

Gammarò edizioni
Pubblicato il 28/03/2023
formato: eBook
dimensioni file: ePub 572 Kb - mobi 1627 Kb
collana: LE OPERE E I GIORNI
genere: Narrativa
tag: #racconti
ISBN: 9791280649386

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07/10/2024

Cronache del Diana

46
 

Di pornografia talvolta si parla, spesso con malizia o volgarità. Questo libro vuole dare uno spaccato nuovo, non a caso è scritto da “anonimo antropologo dilettante”. Ambientato in un cinema a luci rosse di una città di provincia, La Spezia, ma solo per caso, perché riguarda una realtà italiana viva fino a non molto tempo fa.

L’autore narra la sua esperienza di frequentatore di cinema porno, intima e intimistica, cercando soprattutto una chiave di lettura, senza necessariamente cercare risposte a domande, ma sempre con spirito criticamente curioso. Da antropologo, appunto. Un libro che è un po’ un’autobiografia e un po’ un saggio, senza essere autocelebrativo come molte autobiografie e senza essere noioso come quasi tutti i saggi.

Vedere un film porno al cinema significava, anche, socializzare perché, che piaccia o meno, il sesso è anche socializzazione. Oggi, che la pornografia è fruibile comodamente a casa propria, si è inevitabilmente persa anche questa dimensione. Il libro ci riporta anche a quei tempi, che sembrano lontani anni luce da oggi, oggi che un clic ci consente di avvicinarci a qualunque realtà, allontanandoci però sempre di più dalla vita. Quella vera. Questo libro profuma di vita vera.

Dall’introduzione: «C’è stato un tempo in cui il porno non veniva consumato alla stregua di un “solitario”, facendo clic su un personal computer nella nostra abitazione, ma compiendo lo sforzo di uscire di casa, raggiungendo il cinema, varcando l’ingresso, pagando un biglietto e calandosi con un po’ di circospezione in un ambiente che a suo modo costituiva parte integrante dell’antropologia urbana. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, nel quadro della complessiva crisi del cinema, e in linea con un’inesorabile tendenza nazionale, anche alla Spezia diverse sale si specializzarono nell’hard-core: il Cozzani, il Marconi, l’Odeon, l’Astra, frequentato fino a poco tempo prima da persone benestanti. Ricordo il titolare di una di quelle sale affermare sconsolato: «Se non proietti un film porno non puoi lavorare». Le volte che poteva, proponeva cartoni animati e sua moglie, tornata alla cassa, vedendo arrivare un cliente che accompagnava un bambino, si apriva a un sorriso. E il Diana, il locale di via Sapri, già cinema-teatro durante il fascismo, che nel dopoguerra, acquisita la nuova denominazione, aveva continuato a perseguire un target di livello medio-alto – fascia sociale abbastanza discriminante per lo studentello squattrinato che io ero nei primi anni Settanta – non sfuggiva a queste regole».


ANONIMO

A cura di Beppe Mecconi e Vanessa Isoppo

CRONACHE DEL DIANA

Un antropologo dilettante in un cinema a luci rosse

Pagine 144, prezzo 16 euro, in libreria dal 24 settembre

OLTRE EDIZIONI

I Curatori

Questo libro, di autore anonimo, è stato curato con grande delicatezza e affetto da Vanessa Isoppo e da Beppe Mecconi.

Vanessa Isoppo è psicologa-psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia dell’approccio centrato sulla persona. Già docente di Psicologia Generale all’Università di Genova, è specializzata inoltre in Problemi e Patologie Alcol-correlate e Scienze Criminologico-Forensi. Nata a Sarzana (SP), vive e lavora a Roma.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici.

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