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Vent'anni di Carosello, incontro a Rapallo
IL SECOLO XIX di giovedģ 27 febbraio 2020
Vito Molinari ha appena scritto “Carosello… e poi tutti a nanna. 1957-1977 i vent’anni che hanno cambiato l’Italia”, con prefazione di Maurizio Porro

di Beppe Risso

Rapallo - Vent’anni di storia, dal 1957 al 1977. Non solo della tv. Alla Biblioteca Internazionale di Rapallo si è tenuto nei giorni scorsi un incontro con colui che la tv italiana l’ha tenuta a battesimo, Vito Molinari. Regista e coautore di oltre duemila trasmissioni fra cui 500 episodi di “Carosello”. Per Gammarò Molinari ha appena scritto “Carosello… e poi tutti a nanna. 1957-1977 i vent’anni che hanno cambiato l’Italia”, con prefazione di Maurizio Porro. 

Di questi vent’anni  e della storia della tv  il regista – classe 1929, di  Sestri Levante ha parlato nell’ambito della rassegna dei “Sabati in Biblioteca” organizzati da Massimo Bacigalupo, professore ordinario di Letteratura anglo-americana all'Università di Genova, in collaborazione con il Comune di Rapallo. 

L'Incontro a Rapallo

Da “Un, due, tre” con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello a  “L'amico del giaguaro” presentato da Corrado con la partecipazione di Gino Bramieri, Marisa Del Frate, Raffaele Pisu;  da “La via del successo” con Walter Chiari e Carlo Campanini a “Quelli della domenica”, con il debutto di Paolo Villaggio nel 1968 fino a “Canzonissima” del 1962 con Dario Fo e Franca Rame (e la censura del 1962):  queste solo alcune delle pagine di storia della televisione e dell’Italia di quegli anni scritte da Molinari, come regista e coautore. Nell’opera “Carosello… e poi tutti a nanna. 1957-1977 i vent’anni che hanno cambiato l’Italia” Molinari dedica un capitolo a ogni anno. 

«Carosello come pubblicità non funzionava - ha raccontato Molinari - era odiato dai pubblicitari perché si investiva nella storia, nell’intrattenimento lasciando uno spazio marginale al prodotto. Però è durato un ventennio e ancora adesso se ne parla. È stato anche “esposto” al Moma di New York come esempio di come si possa coniugare il messaggio commerciale con l’opera d’arte».



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IL SECOLO XIX - giovedģ 27 febbraio 2020
Vito Molinari ha appena scritto “Carosello… e poi tutti a nanna. 1957-1977 i vent’anni che hanno cambiato l’Italia”, con prefazione di Maurizio Porro

di Beppe Risso

Rapallo - Vent’anni di storia, dal 1957 al 1977. Non solo della tv. Alla Biblioteca Internazionale di Rapallo si è tenuto nei giorni scorsi un incontro con colui che la tv italiana l’ha tenuta a battesimo, Vito Molinari. Regista e coautore di oltre duemila trasmissioni fra cui 500 episodi di “Carosello”. Per Gammarò Molinari ha appena scritto “Carosello… e poi tutti a nanna. 1957-1977 i vent’anni che hanno cambiato l’Italia”, con prefazione di Maurizio Porro. 

Di questi vent’anni  e della storia della tv  il regista – classe 1929, di  Sestri Levante ha parlato nell’ambito della rassegna dei “Sabati in Biblioteca” organizzati da Massimo Bacigalupo, professore ordinario di Letteratura anglo-americana all'Università di Genova, in collaborazione con il Comune di Rapallo. 

L'Incontro a Rapallo

Da “Un, due, tre” con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello a  “L'amico del giaguaro” presentato da Corrado con la partecipazione di Gino Bramieri, Marisa Del Frate, Raffaele Pisu;  da “La via del successo” con Walter Chiari e Carlo Campanini a “Quelli della domenica”, con il debutto di Paolo Villaggio nel 1968 fino a “Canzonissima” del 1962 con Dario Fo e Franca Rame (e la censura del 1962):  queste solo alcune delle pagine di storia della televisione e dell’Italia di quegli anni scritte da Molinari, come regista e coautore. Nell’opera “Carosello… e poi tutti a nanna. 1957-1977 i vent’anni che hanno cambiato l’Italia” Molinari dedica un capitolo a ogni anno. 

«Carosello come pubblicità non funzionava - ha raccontato Molinari - era odiato dai pubblicitari perché si investiva nella storia, nell’intrattenimento lasciando uno spazio marginale al prodotto. Però è durato un ventennio e ancora adesso se ne parla. È stato anche “esposto” al Moma di New York come esempio di come si possa coniugare il messaggio commerciale con l’opera d’arte».



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