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’Cinquantadue’. Ed è zen
La Nazione di giovedģ 16 ottobre 2025
Alle stampe il nuovo libro di Mecconi. "Un elogio contro la ridondanza"

di Marco Magi
Lo scrittore Beppe Mecconi accanto a una copia di ’Ciquantadue’

Lo scrittore Beppe Mecconi accanto a una copia di ’Ciquantadue’

 
 

Un formato originale, grande, quadrato, che richiama i suoi quadri. A chi li ama sembrerà di poterne accarezzare uno. Riassume in questo modo, Eva Di Palma, ‘Cinquantadue’, il nuovo libro di Beppe Mecconi, presentato nei giorni scorsi dall’autore proprio insieme alla poetessa e avvocata spezzina. Graficamente è una sorta di gioiello. Sfogliandolo si riesce a sentire la tenerezza dei puri di cuore. Sintesi e leggerezza, densità di emozione; µMedèn àgan, ovvero come il monito dell’oracolo di Delfi, niente di troppo. Un ottimo lavoro. Nell’esergo introduttivo, un pensiero della pluripremiata autrice Shruti Swamy sulla specificità, la finalità e semplicità del racconto breve.

Si tratta di 52 racconti connessi a 52 sue opere grafiche. "Mi dicono che abbia il dono della sintesi – spiega Mecconi –; forse, a volte penso sia quasi una sorta di maledizione. Sopporto sempre meno quelli che parlano per ore per enunciare un concetto che si può placidamente esprimere in pochi minuti, quelli che scrivono 700 pagine quando a quella storia ne basterebbero 200. Ho sempre detestato la ridondanza, in tutti i campi, nella pittura, nella scrittura, nel teatro, nella vita. Credo di amare il racconto per questo, perché insegna l’essenzialità, insegna a togliere; il racconto è zen. Quindi, appunto in sintesi: rispondendo al desiderio di alcuni amici e di quel sognatore che è l’editore, ho selezionato dei racconti, brevi, brevissimi, pubblicati qua e là negli anni (e tre inediti), e li ho abbinati a miei dipinti, illustrazioni e disegni virati in bianco e nero, perché non diventassero dominanti e distraenti rispetto al testo. Questo e il risultato". Il linguaggio è preciso e curato in descrizioni e riflessioni, sebbene essenziale, e l’assenza di una cornice narrativa specifica permette, sicuramente nel caso dei testi presenti in questo volume, un’ampia fantasia nell’accoppiamento con un’opera pittorica. "Mecconi non si è limitato a scrivere ‘nuove novelle’, portando quindi una ventata di novità nel panorama letterario – si legge nella prefazione di Vanessa Isoppo –. Ha fatto di più, ha associato a ognuna di esse alcune delle sue opere pittoriche in abbinamenti talvolta intuitivi, a volte più introspettivi. Forse è proprio questa la sfida rivolta al lettore: leggere il racconto e ‘sentire’ il disegno abbinato.".


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Un formato originale, grande, quadrato, che richiama i suoi quadri. A chi li ama sembrerà di poterne accarezzare uno. Riassume in questo modo, Eva Di Palma, ‘Cinquantadue’, il nuovo libro di Beppe Mecconi, presentato nei giorni scorsi dall’autore proprio insieme alla poetessa e avvocata spezzina. Graficamente è una sorta di gioiello. Sfogliandolo si riesce a sentire la tenerezza dei puri di cuore. Sintesi e leggerezza, densità di emozione; µMedèn àgan, ovvero come il monito dell’oracolo di Delfi, niente di troppo. Un ottimo lavoro. Nell’esergo introduttivo, un pensiero della pluripremiata autrice Shruti Swamy sulla specificità, la finalità e semplicità del racconto breve.

Si tratta di 52 racconti connessi a 52 sue opere grafiche. "Mi dicono che abbia il dono della sintesi – spiega Mecconi –; forse, a volte penso sia quasi una sorta di maledizione. Sopporto sempre meno quelli che parlano per ore per enunciare un concetto che si può placidamente esprimere in pochi minuti, quelli che scrivono 700 pagine quando a quella storia ne basterebbero 200. Ho sempre detestato la ridondanza, in tutti i campi, nella pittura, nella scrittura, nel teatro, nella vita. Credo di amare il racconto per questo, perché insegna l’essenzialità, insegna a togliere; il racconto è zen. Quindi, appunto in sintesi: rispondendo al desiderio di alcuni amici e di quel sognatore che è l’editore, ho selezionato dei racconti, brevi, brevissimi, pubblicati qua e là negli anni (e tre inediti), e li ho abbinati a miei dipinti, illustrazioni e disegni virati in bianco e nero, perché non diventassero dominanti e distraenti rispetto al testo. Questo e il risultato". Il linguaggio è preciso e curato in descrizioni e riflessioni, sebbene essenziale, e l’assenza di una cornice narrativa specifica permette, sicuramente nel caso dei testi presenti in questo volume, un’ampia fantasia nell’accoppiamento con un’opera pittorica. "Mecconi non si è limitato a scrivere ‘nuove novelle’, portando quindi una ventata di novità nel panorama letterario – si legge nella prefazione di Vanessa Isoppo –. Ha fatto di più, ha associato a ognuna di esse alcune delle sue opere pittoriche in abbinamenti talvolta intuitivi, a volte più introspettivi. Forse è proprio questa la sfida rivolta al lettore: leggere il racconto e ‘sentire’ il disegno abbinato.".


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