Oltre a muschi, felci e licheni, veri maratoneti della vita sulla Terra,il suo ultimo libro La Flora preistorica II, ci introduce alle stupefacenti meraviglie di funghi antichissimi, di Micorrizie,di Briofite di Epatiche e di tante altre specie oggi note grazie anche al suo lavoro, che correda puntualmente con osservazioni botaniche, con note storiche e persino tavole artistiche , come la suggestiva “vista d'artista” della flora briofita dei monti Pisani ricostruita al Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa.
Insieme a foto e illustrazioni, tutte a colori, la ricchezza dell'agile volume è costituita anche dall'Indice delle specie citate, delle figure, delle schede ricche di consigli per trovarle e coltivarle senza intoppi e degli approfondimenti, tutto ciò a costituire un compendio prezioso di informazioni: confesso che adoro queste appendici dotte nei libri e spesso le inserisco anch'io nei miei, forzandone forse un po' la struttura. Ma tant'è: ognuno ha le proprie passioni.
Quella dell'Autore in parola è degna di un romanzo: Enrico Caneva è nato e cresciuto in Veneto, dove ha compiuto i suoi studi tecnici, poi, prima di stabilirsi a Parigi, ha lavorato in California, a Hong Kong, in Germania e in Inghilterra.
A Parigi ha avviato un'attività di paesaggismo e di progettazione del verde, attività che poi ha proseguito in Liguria, dove ha fondato un nuovo giardino botanico dedicato alle piante di tutto il mondo e alla formazione botanica, entrato a far parte dal 2024 dei Grandi Giardini Italiani.
Forme di giardini, forme di piante. Ma quante forme possono assumere i nostri compagni vegetali? Si direbbero infinite, a sfogliare questo libro sorprendente.
Eppure, nulla si è forgiato a caso: da centinaia di milioni di anni le piante, vere campionesse di adattamento, si evolvono morfologicamente per adeguarsi agli effetti dei cambiamenti climatici del nostro pianeta, sin dalla prima flora che ha popolato le terre emerse e che oggi è diventata il combustibile fossile che stiamo consumando voracemente.
Citavo poc'anzi alcune delle specie protagoniste nel libro di Caneva, ma ho tenuto per ultima la mia preferita: le Equisetaceae. Gli equiseti sono piante simili a canne con steli cavi e articolati che vanno da pochi centimetri fino a sei metri! Crescono in zone dove c'è almeno un po' di umidità.
Gli steli contengono silice, un particolare che li fa assomigliare a delicate sculture cesellate in vetro di Murano e contengono indubbi principi benefici per la salute umana. Le popolazioni antiche li usavano per strofinare i vasi, da qui anche il nome di “giunco abrasivo”.
Quando noto il loro verde brillante qua e là, non mi viene però voglia di impiegarli per la pulizia degli utensili da cucina: gli equiseti meritano ben altro!
Soprattutto, come ogni cosa meravigliosa, di essere osservati e ammirati in silenzio, con la consapevolezza che loro esistevano già durante l'era Paleozoica, dominando i sottoboschi nel periodo Devoniano, anche se raggiunsero la loro massima diversità nel successivo periodo Carbonifero. Complimenti: 400 milioni di anni ben portati!!
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