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“Il sapere dell’anima” di Simonetta Tassinari
La bottega dei libri di martedì 25 novembre 2025
Ildegarda di Bingen, Juana Inés de la Cruz, Edith Stein: tre donne, tre filosofe, tre modi originali di pensare là dove la ragione incontra il mistero, e la spiritualità si fa conoscenza. Troppo spesso relegate al margin...

di Alessia Chierico

“Il sapere dell’anima” è un saggio filosofico di Simonetta Tassinari, edito da Oltre Edizioni.

L’autrice, docente di filosofia, ci presenta tre donne, istruite e colte.

Perché ha scelto di parlarci proprio di loro?

“In un tempo in cui si tende a separare, a contrapporre sapere scientifico e visione spirituale, queste tre filosofe ci offrono una via diversa: un sapere che integra, che ascolta, che guarisce. (…) Leggerle significa ricordare che conoscere non è solo misurare e analizzare, ma anche sentire, contemplare, trasformare.” 

Nei manuali di Filosofia si dà ampio spazio, principalmente, alle voci maschili. Quelle femminili risultano, spesso, figure marginali. Oggi si pone una maggiore attenzione al pensiero filosofico femminile.

“È in questa cornice che si colloca la riscoperta di Ildegarda, profetessa e medica; di Suor Juana, logica e poetessa; di Edith Stein, fenomenologa e mistica.”

“Il sapere dell’anima” si propone di offrire uno sguardo accurato sul pensiero delle tre studiose.

Con Ildegarda di Bingen siamo in pieno Medioevo. Ultima di dieci fratelli, fu destinata alla vita monastica fin da quando era in fasce. Per tutta la sua esistenza ebbe delle visioni mistiche che tenne nascoste fino al 1136, anno in cui venne eletta superiora.Il sapere dell'anima

Papa Eugenio III, nel Sinodo di Treviri del 1148, riconobbe il valore e l’autenticità di quelle visioni.

Fu una svolta epocale in quanto:

“Per la prima volta, una donna priva di cariche gerarchiche, ma animata da una forza visionaria straordinaria, si trovava di fronte al giudizio della Chiesa non come sospetta eretica, ma come potenziale testimone della verità divina.” 

Simonetta Tassinari sottolinea che è un falso mito quello del Medioevo come periodo indulgente nei confronti degli eventi mistici. Non era così. Anzi, la Chiesa era severa sul riconoscimento di episodi di estasi o di visioni, consapevole che, spesso, sfociavano nell’eresia.

Probabilmente l’approvazione ufficiale del misticismo di Ildegarda era stata anche una mossa politica. In quegli anni stava prendendo piede, nel sud della Francia, l’eresia catara.

“Accogliere e legittimare le rivelazioni di una monaca devota, colta, ben radicata nella struttura ecclesiastica, era un modo per rinsaldare la fiducia nei fedeli, senza rischiare deviazioni pericolose.”

L’approvazione pontificia incoraggiò Ildegarda a far sentire la sua voce, invocando una profonda riforma morale della Chiesa. Insieme alle sue consorelle, la religiosa fondò a Rupertsberg, vicino a Bingen, “una comunità femminile autonoma, consacrata alla preghiera, allo studio e alla cura dei malati.”

Ildegarda viene ricordata per la sua influenza pubblica. Una delle poche donne medievali a viaggiare molto e a intrattenere una fitta corrispondenza con le più alte cariche del suo tempo.

“I suoi spostamenti non avevano scopi contemplativi o diplomatici, ma erano veri e propri tour profetici.”

Una donna rivoluzionaria anche per la sua monumentale opera scritta, in cui unisce la sua personale Weltanschauung,  visione del mondo; quindi tratta di cosmologia, medicina, spiritualità e arte.

Vorrei sottolineare l’importanza terapeutica della musica per Ildegarda, da lei definita “una carezza per l’anima stanca”.

Splendido il concetto di Viriditas, “verdezza”, tutto ciò che fa germogliare la natura ma che sostiene anche il corpo umano. Possiamo definirla “l’energia salutare delle erbe.”

Perché parlare oggi di Ildegarda di Bingen?

Perché è stata:

“Non solo mistica e teologa, ma anche guaritrice, naturalista, compositrice, filosofa: Ildegarda è oggi riscoperta come precorritrice di una visione integrale dell’essere umano.”

Con Suor Juana Inés De La Cruz ci spostiamo nella seconda metà del 1600 in Messico, all’epoca la Nuova Spagna, ancora profondamente influenzata dalla Controriforma cattolica. Juana fu una bambina prodigio. Molto intelligente e desiderosa di conoscere. Diventa una Gerolamina perché, nel convento di San Geronimo, le donne potevano accedere al sapere.

 
 

 

“Suor Juana fu una delle voci letterarie più potenti del Barocco ispano-americano. Scrisse sonetti amorosi e filosofici, commedie e drammi allegorici, riflessioni morali e teologiche.”

Ella rivendicò il diritto delle donne allo studio e alla parola. La sua è una filosofia del dissenso che è sorretta dalle letture, dalla conoscenza, dal dialogo. Una voce autoritaria che arriva fino a noi da un luogo considerato marginale: la cella di un convento nel Messico del XVII secolo.

Mi ha stupito molto una sua frase che può essere letta come il manifesto culturale di Suor Juana:

“Non studio per imparare, ma per ignorare di meno.”

La filosofa più vicina al nostro tempo è Edith Stein.

“Nata ebrea, filosofa per vocazione, cristiana per scelta interiore, carmelitana per amore, martire per testimonianza, la sua vita è un percorso di ricerca molto sofferto, in cui la verità non è mai un concetto astratto, ma un cammino spinoso.” 

Si allontana ben presto dalla sua religione, definendosi per lungo tempo atea, perché la sua era una visione fenomenologica, che integrava filosofia, misticismo e teologia. Per lei, la filosofia era una fedele alleata della fede. Purtroppo visse in un periodo in cui le cariche universitarie erano precluse alle donne, seppur colte e brillanti.

Invece Edith sosteneva che:

“La donna deve essere messa nelle condizioni di accedere a ogni campo della cultura, della scienza, dell’educazione, per trovare la propria forma singolare di realizzazione, nella piena libertà di coscienza.”

Anche Edith entrò in convento. Era una Carmelitana. Tuttavia, la sua conversione non la salvò dalla persecuzioni naziste.

“Il martirio di Edith Stein non fu solo il culmine della sua fede, ma anche il sigillo del suo pensiero: una filosofia che cercava la verità.”

Sembra che vi sia un fil rouge tra queste tre filosofe riguardo all’educazione femminile e all’entrata in convento come opportunità di studio e di sviluppo dell’attività intellettuale. Tre studiose che hanno avuto il coraggio di sfidare le autorità dell’epoca in cui vissero con la parola, il pensiero e la scrittura.

Suor Juana De La Cruz e Edith Stein sono state beatificate rispettivamente da: Papa Francesco nel 2024, la prima, e da Papa Giovanni Paolo II nel 1987, la seconda. Invece, Ildegarda di Bingen è stata proclamata Dottore della Chiesa, un altissimo riconoscimento, da Papa Benedetto XVI nel 2012.

Un saggio prezioso, completo e scritto in maniera accessibile a tutti, non solo agli studiosi di filosofia o di teologia.

Ringrazio l’autrice, Simonetta Tassinari, per avermi inviato una copia cartacea del suo saggio e per avermi fatto conoscere meglio queste tre importanti intellettuali.

(5 stelle)


 
 

 

AUTRICE

Simonetta Tassinari è filosofa, scrittrice e docente. Ha insegnato Storia e Filosofia nei licei e Laboratorio di didattica della filosofia all’Università del Molise. Tiene regolarmente caffè filosofici, laboratori e conferenze, portando il pensiero fuori dai contesti accademici e rendendolo accessibile a pubblici diversi. Ha pubblicato saggi con Feltrinelli (tra cui Il filosofo che c’è in te, 2019, tradotto anche in Brasile) e con Gribaudo, dedicati in particolare alla dimensione esistenziale della conoscenza e alla filosofia femminile.

Titolo: Il sapere dell’anima
Autrice: Simonetta Tassinari
Casa Editrice: Oltre
Pagine: 152
Data di uscita: 14 ottobre 2025
Genere: Saggio



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Ildegarda di Bingen, Juana Inés de la Cruz, Edith Stein: tre donne, tre filosofe, tre modi originali di pensare là dove la ragione incontra il mistero, e la spiritualità si fa conoscenza. Troppo spesso relegate al margin...

di Alessia Chierico

“Il sapere dell’anima” è un saggio filosofico di Simonetta Tassinari, edito da Oltre Edizioni.

L’autrice, docente di filosofia, ci presenta tre donne, istruite e colte.

Perché ha scelto di parlarci proprio di loro?

“In un tempo in cui si tende a separare, a contrapporre sapere scientifico e visione spirituale, queste tre filosofe ci offrono una via diversa: un sapere che integra, che ascolta, che guarisce. (…) Leggerle significa ricordare che conoscere non è solo misurare e analizzare, ma anche sentire, contemplare, trasformare.” 

Nei manuali di Filosofia si dà ampio spazio, principalmente, alle voci maschili. Quelle femminili risultano, spesso, figure marginali. Oggi si pone una maggiore attenzione al pensiero filosofico femminile.

“È in questa cornice che si colloca la riscoperta di Ildegarda, profetessa e medica; di Suor Juana, logica e poetessa; di Edith Stein, fenomenologa e mistica.”

“Il sapere dell’anima” si propone di offrire uno sguardo accurato sul pensiero delle tre studiose.

Con Ildegarda di Bingen siamo in pieno Medioevo. Ultima di dieci fratelli, fu destinata alla vita monastica fin da quando era in fasce. Per tutta la sua esistenza ebbe delle visioni mistiche che tenne nascoste fino al 1136, anno in cui venne eletta superiora.Il sapere dell'anima

Papa Eugenio III, nel Sinodo di Treviri del 1148, riconobbe il valore e l’autenticità di quelle visioni.

Fu una svolta epocale in quanto:

“Per la prima volta, una donna priva di cariche gerarchiche, ma animata da una forza visionaria straordinaria, si trovava di fronte al giudizio della Chiesa non come sospetta eretica, ma come potenziale testimone della verità divina.” 

Simonetta Tassinari sottolinea che è un falso mito quello del Medioevo come periodo indulgente nei confronti degli eventi mistici. Non era così. Anzi, la Chiesa era severa sul riconoscimento di episodi di estasi o di visioni, consapevole che, spesso, sfociavano nell’eresia.

Probabilmente l’approvazione ufficiale del misticismo di Ildegarda era stata anche una mossa politica. In quegli anni stava prendendo piede, nel sud della Francia, l’eresia catara.

“Accogliere e legittimare le rivelazioni di una monaca devota, colta, ben radicata nella struttura ecclesiastica, era un modo per rinsaldare la fiducia nei fedeli, senza rischiare deviazioni pericolose.”

L’approvazione pontificia incoraggiò Ildegarda a far sentire la sua voce, invocando una profonda riforma morale della Chiesa. Insieme alle sue consorelle, la religiosa fondò a Rupertsberg, vicino a Bingen, “una comunità femminile autonoma, consacrata alla preghiera, allo studio e alla cura dei malati.”

Ildegarda viene ricordata per la sua influenza pubblica. Una delle poche donne medievali a viaggiare molto e a intrattenere una fitta corrispondenza con le più alte cariche del suo tempo.

“I suoi spostamenti non avevano scopi contemplativi o diplomatici, ma erano veri e propri tour profetici.”

Una donna rivoluzionaria anche per la sua monumentale opera scritta, in cui unisce la sua personale Weltanschauung,  visione del mondo; quindi tratta di cosmologia, medicina, spiritualità e arte.

Vorrei sottolineare l’importanza terapeutica della musica per Ildegarda, da lei definita “una carezza per l’anima stanca”.

Splendido il concetto di Viriditas, “verdezza”, tutto ciò che fa germogliare la natura ma che sostiene anche il corpo umano. Possiamo definirla “l’energia salutare delle erbe.”

Perché parlare oggi di Ildegarda di Bingen?

Perché è stata:

“Non solo mistica e teologa, ma anche guaritrice, naturalista, compositrice, filosofa: Ildegarda è oggi riscoperta come precorritrice di una visione integrale dell’essere umano.”

Con Suor Juana Inés De La Cruz ci spostiamo nella seconda metà del 1600 in Messico, all’epoca la Nuova Spagna, ancora profondamente influenzata dalla Controriforma cattolica. Juana fu una bambina prodigio. Molto intelligente e desiderosa di conoscere. Diventa una Gerolamina perché, nel convento di San Geronimo, le donne potevano accedere al sapere.

 
 

 

“Suor Juana fu una delle voci letterarie più potenti del Barocco ispano-americano. Scrisse sonetti amorosi e filosofici, commedie e drammi allegorici, riflessioni morali e teologiche.”

Ella rivendicò il diritto delle donne allo studio e alla parola. La sua è una filosofia del dissenso che è sorretta dalle letture, dalla conoscenza, dal dialogo. Una voce autoritaria che arriva fino a noi da un luogo considerato marginale: la cella di un convento nel Messico del XVII secolo.

Mi ha stupito molto una sua frase che può essere letta come il manifesto culturale di Suor Juana:

“Non studio per imparare, ma per ignorare di meno.”

La filosofa più vicina al nostro tempo è Edith Stein.

“Nata ebrea, filosofa per vocazione, cristiana per scelta interiore, carmelitana per amore, martire per testimonianza, la sua vita è un percorso di ricerca molto sofferto, in cui la verità non è mai un concetto astratto, ma un cammino spinoso.” 

Si allontana ben presto dalla sua religione, definendosi per lungo tempo atea, perché la sua era una visione fenomenologica, che integrava filosofia, misticismo e teologia. Per lei, la filosofia era una fedele alleata della fede. Purtroppo visse in un periodo in cui le cariche universitarie erano precluse alle donne, seppur colte e brillanti.

Invece Edith sosteneva che:

“La donna deve essere messa nelle condizioni di accedere a ogni campo della cultura, della scienza, dell’educazione, per trovare la propria forma singolare di realizzazione, nella piena libertà di coscienza.”

Anche Edith entrò in convento. Era una Carmelitana. Tuttavia, la sua conversione non la salvò dalla persecuzioni naziste.

“Il martirio di Edith Stein non fu solo il culmine della sua fede, ma anche il sigillo del suo pensiero: una filosofia che cercava la verità.”

Sembra che vi sia un fil rouge tra queste tre filosofe riguardo all’educazione femminile e all’entrata in convento come opportunità di studio e di sviluppo dell’attività intellettuale. Tre studiose che hanno avuto il coraggio di sfidare le autorità dell’epoca in cui vissero con la parola, il pensiero e la scrittura.

Suor Juana De La Cruz e Edith Stein sono state beatificate rispettivamente da: Papa Francesco nel 2024, la prima, e da Papa Giovanni Paolo II nel 1987, la seconda. Invece, Ildegarda di Bingen è stata proclamata Dottore della Chiesa, un altissimo riconoscimento, da Papa Benedetto XVI nel 2012.

Un saggio prezioso, completo e scritto in maniera accessibile a tutti, non solo agli studiosi di filosofia o di teologia.

Ringrazio l’autrice, Simonetta Tassinari, per avermi inviato una copia cartacea del suo saggio e per avermi fatto conoscere meglio queste tre importanti intellettuali.

(5 stelle)


 
 

 

AUTRICE

Simonetta Tassinari è filosofa, scrittrice e docente. Ha insegnato Storia e Filosofia nei licei e Laboratorio di didattica della filosofia all’Università del Molise. Tiene regolarmente caffè filosofici, laboratori e conferenze, portando il pensiero fuori dai contesti accademici e rendendolo accessibile a pubblici diversi. Ha pubblicato saggi con Feltrinelli (tra cui Il filosofo che c’è in te, 2019, tradotto anche in Brasile) e con Gribaudo, dedicati in particolare alla dimensione esistenziale della conoscenza e alla filosofia femminile.

Titolo: Il sapere dell’anima
Autrice: Simonetta Tassinari
Casa Editrice: Oltre
Pagine: 152
Data di uscita: 14 ottobre 2025
Genere: Saggio



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